martedì 27 novembre 2012

Conserviamo la storia

Il Terzo Lato Del Vinile - Il Sito

Sappiamo tutti quanto sia importante la qualità del disco, CD o LP che sia, per un buon risultato all'ascolto.

Nel caso degli LP il problema più grande è riuscire a conservare nel tempo la qualità dell'incisione. Il disco in vinile è per sua natura piuttosto delicato, anche se meno di quanto tutti si immaginano, e la polvere lo sporco in generale, oltre e non solo a un utilizzo criminale in giradischi mal regolati, rimangono i suoi più grandi nemici.

La prima cosa da imparare è il modo migliore per conservarli nei nostri scaffali.

Logica vuole che la sistemazione migliore sia quella che causa meno stress meccanico ai dischi, ovvero quella perfettamente verticale. Mettere i dischi in pila uno sopra l'altro è il modo migliore per distruggerli. Infatti il peso non indifferente di ogni LP, va a gravare su quello immediatamente sotto e con una pila di 100 LP, capite subito che i primi devono sopportare un peso di svariati chili.
Questo peso poi è tutt'altro che omogeneamente
 distribuito, in quanto ogni LP ed ogni copertina sono diversi tra loro, fatto che provoca una distribuzione di carichi squilibrata, facendo si che i dischi prendano forme sbagliate, sopratutto su quelli più sottoposti a stress o più delicati. A quel punto, far suonare bene un disco deformato è compito davvero difficile anche per i migliori giradischi, le ondulazioni della superficie provocano continue variazioni della forza d'appoggio della puntina, credo un vero e proprio effetto "montagne russe".
Aggiungiamo a questo gli ovvi problemi di mistracking (cattivo tracciamento). Questo comportamento porta rapidamente al deterioramento dei solchi e della puntina stessa, se non addirittura al guasto del cantilever e dell'equipaggio mobile del pick-up.
Se avete un disco deformato non c'è molto che possiate fare.
Una delle cure, seppure non definitiva, è quella di utilizzare dei clamp per giradischi ossia dei pesi da poggiare sul perno che schiaccino l'LP ondulato contro il piatto spianandolo.
Uno degli inconvenienti però, di di questi oggetti, è che la loro applicazione, specie per quelli "a gravità", è particolarmente stressante per la sede dove ruota il perno, vero cuore del giradischi, occorre dunque prestare molta attenzione nel loro utilizzo. Un'altra possibilità è quella fornita da alcuni giradischi di alto livello che dispongono, di serie o come optional, di una pompa aspiratrice che ha il compito di risucchiare l'aria da sotto l'LP, incollandolo completamente al piatto, ma rimane un sistema che visto il suo alto costo, è diventato molto raro. Occorre inoltre tener presente che alcuni piatti ed alcuni tappetini sono stati progettati appositamente per funzionare senza alcun tipo di clamp. Recuperare un disco deformato è un compito difficile almeno quanto riuscire a farlo suonare decentemente.
Per i casi più gravi occorrerà secondo me rassegnarsi, ma ci sono molte persone che provano i più impensabili esperimenti disperati, c'è chi ha tentato di cuocere in un forno a microonde il proprio vinile dopo averlo messo, ben pressato, in mezzo a due dischi di vetro che ha dato risulati alterni. Talvolta la cottura ha funzionato, altre volte è stata un disastro.
Non è uno scherzo, ho letto di persone che l'hanno fatto per davvero proprio come ultima spiaggia, nel tentativo di salvare il salvabile, ma da quanto ho appreso bisogna stare molto attenti al tempo di cottura e alla temperatura che impostiamo, a mio parere va provato proprio come ultimo tentativo estremo. Un altro problemino dei vinili, è quello di caricarsi di elettricità statica molto facilmente; il semplice scorrere della puntina nei solchi o le manovre di inserimento nella custodia sono sufficienti a far accumulare sulla sua superficie una notevole quantità di elettricità. Questa carica è dannosa per due motivi, il primo è sicuramente conosciuto da chi in casa si occupa di spolverare i mobili, è che un corpo carico elettrostaticamente attira con estrema facilità la polvere. L'altro motivo sta nel fatto che le cariche elettrostatiche causano piccoli problemi di lettura dei solchi, talvolta dando origine a fastidiose scariche che disturbano l'ascolto.
Le soluzioni possono essere varie, a partire dai liquidi antistatici, per finire con spazzole particolari che utilizzano il nostro corpo per ridistribuire le cariche elettriche accumulatesi sul disco, ma anche utili tappetini elettrostatici.
L'utilizzo di buste in carta di riso per proteggere i dischi è senz'altro consigliabile ed aiuta a minimizzare l'entità del fenomeno.
Oltre ad una attenta opera di prevenzione dobbiamo tentare di pulire i nostri dischi arrecando il minor danno possibile.
Un sistema efficace, ma delicato, da applicare in casi particolarmente difficili, è il lavaggio.
Questo può avvenire in proprio con mezzi casalinghi oppure in negozi che dispongano di opportune macchine lava-dischi.
In casa si può procedere in diversi modi ed ognuno che si cimenta in tal senso avrà la sua ricetta segreta.
L'utilizzo di liquidi speciali per la pulizia di dischi è da valutare con estrema attenzione, il pericolo è infatti quello che alcune delle sostanze che costituiscono il liquido si depositino a lungo andare, sul fondo dei solchi rovinandoli irrimediabilmente.
Per questo motivo i migliori liquidi lavadischi sono prodotti estremamente "soft" essendo costituiti principalmente da sostanze innocue (acqua demineralizata, ad esempio) e da uno o più solventi di tipo volatile come l'alcool.
Se non siamo abbastanza coraggiosi da intraprendere la strada del lavaggio o se i nostri dischi non ne hanno urgente necessità possiamo procedere alla pulizia periodica, prima e dopo ogni ascolto, tramite spazzole o sistemi simili.
Dopo anni di lavaggi le proprietà adesive e la morbidezza di questo stranissimo materiale sono rimaste inalterate.
In qualsiasi modo eseguiate la pulizia dei vostri LP accertatevi che le buste che li ospiteranno siano pulite e che il tappetino del giradischi non abbia accumulato elettricità statica e polvere che inevitabilmente si trasferiranno al disco successivo.

Ultimo consiglio, forse banale per qualcuno, che vi voglio dare, è quello di inserire i vostri dischi in buste di plastica trasparente dedicate, che ormai si trovano in vendita ovunque sopratutto su internet, per preservare le splendide immagini sulle copertine, punto forte dei nostri LP. Quindi state attenti, cerchiamo di preservare questo fragile e stupendo mezzo, che ancora dopo anni ci emoziona e appassiona, conservate la storia! 


Il Terzo Lato Del Vinile - Il Sito

martedì 20 novembre 2012

U2360° Milano

Il Terzo Lato Del Vinile - Il Sito

7 luglio 2009. Mi sveglio presto, ormai non dormo da più di un mese. Ho fatto gli scritti dell’esame di maturità e tra otto giorni siederò di fronte alla commissione per l’orale.
Sono l’ultimo dell’ultimo giorno.
Qualche mese fa, con il biglietto appena stampato, non pensai a niente di tutto ciò.
Il cielo sembra un lago pronto a capovolgersi sopra le nostre testa quando passa Roberto.
Nove e zero nove il mio polso va bene, ma sto correndo giù per la strada come una caduta di elettricità. Passiamo a prendere due sue amiche, nostre compagne di viaggio. Lasciamo la macchina proprio sotto casa loro. Corriamo a prendere la metro, siamo maledettamente in ritardo con i tempi, anche se la distanza è corta.
Parlando di quello che ci aspetta arriviamo a Termini.
Ormai non conto più le volte che ho camminato su questo pavimento sporco ed impersonale.
Roberto timbra il maxi biglietto da cinque persone. Saliamo nelle postazioni. Il treno è pieno ma non sta soffocando. Nei binari tutti parlano dello stesso argomento. Negli altoparlanti riecheggia la voce del capo treno, ci stiamo muovendo. Io non ho ancora pensato, troppo preso dalla fretta e dall’esame, ma adesso lo posso fare. Tutto il treno sta andando a Milano per la stessa cosa.
Due ragazzi di fronte a noi iniziano a parlare di canzoni familiari e mentre li guardo, Leopardi, Ungaretti, Nietzsche, Gauss e Picasso escono dalla mia testa.
Ho realizzato dove sto andando e non riesco a trattenere l’adrenalina.
U2 san Siro.


Non voglio sapere la scaletta del concerto e ho evitato di andare sui siti riguardanti le informazioni da settimane: non voglio rovinarmi la sorpresa.
Iniziamo a parlare con i due ragazzi ed uno dei due ci confida che quando è andato a comprare i biglietti non ne ha trovato uno all’infuori della (RED)zone, il posto più esclusivo ad un prezzo improponibile, ma non ha esitato un attimo a comprarlo.
Conosce quanto noi la band e ci spiega quando si è avvicinato alla loro musica. Tutto risale alla fine degli anni ottanta sotto consiglio del suo amico. Il suo amico è un tipo alto e snello e porta capelli cortissimi. Sulle braccia ha le linee di tanti tatuaggi e non smette di indossare i suoi Ray Ban.
Apre un discorso incredibile sulla volta in cui Bono è venuto a Roma per parlare con il Papa del debito dei paesi poveri.
“Bono stava in giro con un Ciao che l’ha lasciato a piedi vicino san Pietro e una macchina per poco non lo investiva.”
Mai sentito questa storia ma continuo ad ascoltare.
“io e degli amici quella sera passavamo lì con la macchina e l’abbiamo caricato. Gli ho detto se voleva venire al Goa con noi e m’ha detto di no, poi gli ho offerto della cocaina e m’ha detto di no, anche se ci stava pensando."
"Poi ha chiesto di scendere e se n’è andato a piedi.”
Conclusa la storia si alzano per andare a pranzo.
Li rivediamo solo dopo Bologna, entrambi semi ubriachi e iniziano a cantare finché uno dei due
Accende l’iPod su Magnificent e a quel punto esplode. Inizia a cantare a squarciagola mentre tutto il treno si volta a guardarlo. Più sono gli occhi che ha addosso e più canta ad alta voce. Quando passa il controllore per il biglietto gli chiede se si può mettere la musica in filodiffusione. Il controllore ride e se ne va.
Vicino a loro siede una donna timida di Milano, che si trovava a Roma per qualche strano motivo ed anche lei sta andando al concerto, ma si è persa il biglietto a Milano e non sembra preoccuparsene abbastanza.
Pian piano le loro energie vanno affievolendosi ed arriviamo dolcemente a Milano dove il cielo è cupo e meschino. Salutiamo i nostri compagni di viaggio sapendo che anche se non li vedremo saranno vicino a noi qualche ora dopo.
Per arrivare al nostro albergo dobbiamo attraversare tutta la città. Scendiamo sotto terra per prendere la metro che ovviamente è stracolma e per poco non ci perdiamo. la segnaletica è ambigua. Roberto ha stampato la mappa della città su Internet ma l’unica parte che ci serviva non è stampata perché la sua stampante aveva finito l’inchiostro.
Fuori dalla stazione ci sono venditori ambulanti di magliette di Bono e degli U2, ragazzi che cercano di vendere i biglietti. Cinque chilometri a piedi nell’umidità in un accenno di adrenalina che si respira nell’aria lombarda.
Ci troviamo in una zona industriale di Milano e notiamo con gioia il nostro albergo. Una piccola costruzione cubica vicino ad un benzinaio.
Il tempo delle formalità alla reception e saliamo con l’ascensore verso le nostre camere.
Poco dopo siamo di nuovo sulla strada dove ci aspetta un taxi per andare finalmente a San Siro.
San Siro è molto meno largo dello stadio Olimpico ma molto più alto. Quella è la prima cosa che mi salta all’occhio.
Siamo sotto lo stadio fa caldo ma il sole sta per nascondersi dietro le nuvole e così il cielo assume quel colore umido e indefinito.
Le donne insistono per chiacchierare con una birra con alcuni loro amici, io e Roberto siamo in fibrillazione e stiamo per perdere la pazienza. Sono tranquille e chiacchierano, io inizio a saltellare e a camminare avanti e indietro. C’è un mucchio di gente già in fila ai cancelli e la fila per entrare è lunghissima. Tanti ragazzi distribuiscono dei giornali con la scaletta del concerto: blocco gli occhi e mi impongo di non leggerla.
Dopo secoli finalmente siamo pronti per entrare. Biglietti in mano. Sfortunatamente perdiamo altro tempo sbagliando ingresso. Rifacciamo di nuovo tutta la fila nell’ingresso giusto e dopo averci strappato il biglietto ci vorrebbero fare un’intervista per Mtv, ma rifiutiamo. Stiamo per correre.
Saliamo per le scale dello stadio e c’è qualche spiffero per sbirciare la situazione del palco. Lo guardo solo quando siamo nella nostra postazione nella tribuna Arancione.
Vedo un palco troppo grande per un’inquadratura sola. Ci sono quattro colonne che si uniscono per dar vita ad un artiglio che si erge fin fuori il tetto di San Siro. Il palco è sotto all’artiglio ed è circondato da un anello circolare.
Bono prima di iniziare il tour a Barcellona disse:"che ne dite di questa porcheria tecnologica? A noi ricorda una via di mezzo tra una stazione spaziale e un fiore di cactus".
Tra l’anello e il palco c’è una cosa uniforme e colorata e solo qualche minuto dopo capisco che si tratta di una folla di persone incollate tra di loro.



Pian piano lo stadio inizia ad affollarsi e salgono sul palco gli Snow Patrol che fanno passare più velocemente il tempo. Un’ora dopo scendono dal palco e ci augurano un buon concerto.
Vengono trasmesse altre canzoni a basso volume. Il cielo è sempre più grigio e sempre più scuro. Il sole dietro le nuvole sta calando e le luci artificiali iniziano ad illuminare lo stadio. In un ultimo collaudo si muovono le braccia del palco e si accendono le luci. La musica di sottofondo si fa sempre più alta e raggiunge il massimo volume su Space Oddity.
Roberto sa già la scaletta e sa quando comincerà il concerto: ha trovato tutte le informazioni su YouTube vedendo il concerto d’esordio di Barcellona. Gli ho supplicato di non dirmi niente e non l’ha fatto. Il volume sale ancora di più e si sente un ritmo intenso di chitarre e tastiere.
Sul finire della musica tra mille flash entra la band.
The Edge, Adam Clayton, Larry Mullen Jr e Bono camminano tra la folla, salutano il pubblico ed entrano nel tunnel sotto il palco.
Il primo a risalire è Larry Mullen Jr ed inizia a colpire violentemente la batteria. Poi entrano The Edge ed Adam. Entra Bono e la folla diventa incandescente.
Lo schermo si illumina e trasmette il concerto ripreso dalle telecamere così anche i più lontani possono guardare negli occhi la band.
Neanche il tempo di finire la prima canzone e sullo schermo compare la linea all’orizzonte della cover del disco. Bono prende la chitarra e parte No Line On The Horizon ed io perdo completamente la concezione del tempo, continuo a fissare lo schermo che ruota le immagini proiettate e i flash che sembrano stelle cadenti. Ritrovo l’orizzonte solo due canzoni più tardi quando la voce di tutti gli spettatori oscura quella di Bono tra i versi di Magnificent.
Di concerti ne ho visti parecchi ma sentire più di ottantamila persone cantare a squarciagola la stessa canzone è una sensazione impossibile da dimenticare.


Tra alcuni omaggi a Michael Jackson e qualche chicca del loro repertorio la notte si fa scura e durante City of blinding lights lo schermo si decompone in piccoli tasselli che si illuminano fino a toccare il palco. Poi Vertigo e I’ll Go Crazy If I Don’t Go Crazy Tonight in una strana versione remix che ricorda i tempi mai troppo capiti del PopMart.




Walk On è un omaggio ad Aung San Suu Kyi e nello schermo compare la sua immagine come emblema della non-violenza e della difesa dei diritti umani.
Desmond Tutu, premio Nobel per la pace nel 1984, inizia con un video messaggio la canzone che non può mancare ad ogni concerto degli U2, Where The Streets Have No Name.
Bono dedica One al presidente Berlusconi con ironia e rabbia, e riesco a realizzare che il concerto sta per finire e dopo altre tre canzoni il gruppo esce tra gli applausi e i flash.

Una volta fuori san Siro riesco a parlare e a mettere a fuoco, anche se non sento ancora molto con le orecchie, con il cuore capisco un concerto non è passare una serata diversa o buttare troppi soldi per due ore. E’ un’esperienza che ti mette in contatto con altre persone di cui forse non conoscerai mai il nome, ma che allo stesso tempo non dimenticherai mai.
E in questo caso, con questo strano palco è una rappresentazione a più dimensioni della musica. È entrare nelle canzoni e, per chi come me le sa a memoria, è una sensazione quasi spaventosa.
La linea all’orizzonte tra il mondo che vedi e quello che provi in un concerto come questo è invisibile. Tutto si fonde in quel confine labile e inarrivabile che, nonostante tutto, ti fa andare avanti e continuare a camminare verso strade che non sai nemmeno di percorrere.
Questa è la magia che nasce dalla musica e dall’energia contenuta in essa.

Ma adesso è ancora troppo presto per metabolizzare.
Tra la folla sarà dura trovare un autobus che ci riporti in albergo.





Setlist:

Breathe
No Line On The Horizon
Get On Your Boots
Magnificent
Beautiful Day
I Still Haven't Found What I'm Looking For / Stand By Me (Snippet)
Angel Of Harlem / Man In The Mirror (Snippet) / Don't Stop 'Til You Get Enough (Snippet)
Party Girl / Happy Birthday (Snippet)
In A Little While
Unknown Caller
The Unforgettable Fire
City Of Blinding Lights
Vertigo
I'll Go Crazy If I Don't Go Crazy Tonight
Sunday Bloody Sunday
Pride (In The Name Of Love)
MLK
Walk On

Desmond Tutu Speech


Where The Streets Have No Name
One

Ultra Violet (Light My Way)
With Or Without You
Moment Of Surrender

Il Terzo Lato Del Vinile - Il Sito

venerdì 16 novembre 2012

Il negozio di dischi

Il Terzo Lato Del Vinile - Il Sito


Il web ha reso più facile la reperibilità e la fruibilità della musica ma nello stesso tempo ne ha determinato la brevissima vita, nell'ascolto dei ragazzi.
Quando ero molto piccolo ancora non c'erano le radio private, e la possibilità di ascoltare musica era circoscritta al giradischi, quindi all'ascolto del nostro amato e frusciante vinile.
I dischi in circolazione erano pochi, questo però comportava il fatto che li ascoltavamo ininterrottamente, fino a che entravano in circolo nel nostro organismo e li assimilavamo a tal punto che ci hanno poi accompagnato per tutta la vita.
E mentre li ascoltavamo, osservavamo attentamente le grandi copertine degli LP e leggevamo i testi contenuti all'interno fino ad impararli a memoria nonostante la scarsissima conoscenza dell'inglese.
Un disco a quei tempi, era la fine degli anni settanta, costava molto per la nostra misera "paghetta" settimanale, quindi la scelta di un disco comportava una lunga riflessione nel tempio della musica, il negozio di dischi.
Ricordo perfettamente il negozio più vicino a casa mia che si chiamava Trithe, oppure Discoland a via Baldo degli Ubaldi, che aveva già delle promozioni, oppure i magazzini Cossuto sulla Tuscolana dove comprai i primi 4 dei led Zeppelin e Atom dei Pink Floyd, mi ricordo anche la fila davanti a Disco Boom a via del Tritone dove comprai The Wall il giorno della sua uscita a Roma alla modica cifra, per un doppio, di 9.900 lire. Nei magazzini però era più difficile chiedere informazioni o ascoltare i dischi, mentre nel negozio di dischi  li ascoltavi, ne parlavi, incontravi appassionati che ti raccontavano aneddoti, concerti, ti indicavano dove trovare magliette, spillette o adesivi.
Poi la smania di avere sempre più dischi risparmiando un pò mi ha portato da Revolver e Disfunzioni Musicali dove era possibile trovare tra i dischi usati un pò di tutto a metà prezzo.
Il negozio di dischi era un ritrovo, quando mi sono sposato ne avevo uno sotto casa, Davide ed Edoardo se lo ricordano bene, e lì dentro ho conosciuto tanti amici, io che ero nuovo del quartiere.
Ora ci sono molti meno negozi di dischi, ma la riscoperta del vinile sta riportando gli appassionati, che prima giravano tra le bancarelle dell'usato, nei negozi come quello del mio amico Fabio di Discopiù.
E' stato un grande piacere scoprire che tanti ragazzi ascoltano i vecchi vinili, e che le case discografiche stanno facendo uscire i nuovi dischi in vinile. Ed è bellissimo sentire ogni tanto i miei figli, tra un iPod e un iPhone rispolverare qualche mio vecchio disco e sentirlo ancora ruggire sotto la puntina.
Un giorno di tanti anni fa ci dissero che il CD era eterno e il vecchio vinile era finito, allora come mai i miei dischi sono in condizioni migliori dei miei CD che hanno vent'anni di meno? 

mercoledì 14 novembre 2012

Recensione del disco "In the Court of the Crimson King"

Il Terzo Lato Del Vinile - Il Sito

Nel 1967 il chitarrista Robert Fripp rispose a un annuncio dei fratelli Giles, Mike e Peter, rispettivamente batterista e bassista: i due, erano alla ricerca di un cantante e organista. Nel 1968, il gruppo Giles, Giles & Fripp ottenne un contratto con la Deram, etichetta secondaria della Decca, e con essa pubblicò un album nel mese di settembre, The Cheerful Insanity of Giles, Giles & Fripp, del quale vennero vendute solamente 600 copie. Al trio si unisce Judy Dyble, già cantante dei Fairport Convention, e il suo ragazzo Ian McDonald, dotato di un'ottima padronanza di sassofono, clarinetto, flauto, chitarra e tastiere. McDonald si inserì presto nel gruppo, ma la sua relazione con Judy Dyble finì presto e la cantante abbandonò i membri restanti; successivamente anche Peter Giles lasciò il progetto, a causa degli scarsi risultati e della direzione più sperimentale che la band stava prendendo; non riuscendo Fripp a convincere Peter Giles a restare, contattò Greg Lake, cantante e bassista conosciuto a Bournemouth. Il gruppo quindi si compose di quattro elementi (Fripp, Mike Giles, Lake e McDonald), con la collaborazione del poeta Peter Sinfield. Proprio quest'ultimo, insieme a McDonald, scrisse il brano The Court of the Crimson King (letteralmente "La corte del Re Cremisi", con riferimento a Belzebù) che diede il nome al gruppo.
I King Crimson esordirono ufficialmente nella scena britannica il 9 aprile 1969, dopo tre mesi di prove quotidiane, allo Speakeasy Club di Londra. Il gruppo ebbe un impatto molto forte e subito acquisì una certa notorietà. Il 5 luglio 1969, l'apparizione ad un concerto gratuito all'Hyde Park come gruppo spalla dei Rolling Stones e dei Family, davanti a più di 300.000 persone gli permise di guadagnarsi un posto nel celebre quotidiano britannico The Guardian che lì definì "un gruppo sensazionale". I King Crimson presero anche parte al Palm Beach Pop Festival (il loro esordio negli USA), esibendosi con artisti come Janis JoplinJohnny WinterIron Butterfly e, nuovamente, i Rolling Stones.


In the Court of the Crimson King è il loro primo album, che fu pubblicato il 10 ottobre 1969. È generalmente considerato uno dei più grandi album del rock progressivo; la musica in esso contenuta travalica, secondo i critici, i confini del rock e attinge dal jazz e dalla musica classica, costituendo comunque un ponte tra generi diversi. L'inizio delle registrazioni dell'album, seguì di poche ore il primo sbarco dell'uomo sulla Luna e la notizia di quello storico avvenimento era stata annunciata, la notte precedente, dal bassista e cantante del gruppo Greg Lake al pubblico del Marquee Club di Londra, subito prima del concerto. Poco dopo le sessioni di registrazione, però, i componenti del gruppo si accorsero che alcuni nastri erano disallineati, e che ciò aveva portato a una perdita delle alte frequenze e a dei crepitii che colpiscono alcune parti del disco; per questo la batteria, secondo alcuni critici, è il punto debole delle registrazioni, ma nonostante questo problema nel libro Rocking the Classic, il critico Edward Macan afferma che "potrebbe essere l'album di rock progressivo più influente mai pubblicato", mentre Pete Townshend, il leader degli Who, lo definì "un capolavoro sbalorditivo". In Inghilterra ha scalato le classifiche fino ad arrivare al quinto posto della UK Albums Chart, mentre negli Stati Uniti ha raggiunto il ventisettesimo posto nella Billboard 200 e in Giappone la prima posizione.
Il successo riscosso dall'album porta i King Crimson ad effettuare un tour negli Stati Uniti. Di ritorno dagli States, Ian McDonald e Mike Giles annunciarono di voler lasciare la band. Di lì a poco se ne andò anche Greg Lake, che proprio durante il suddetto tour americano aveva ricevuto l'offerta di Keith Emerson dei Nice di unirsi a lui in quello che poi sarebbe divenuto il celebre trio Emerson, Lake and Palmer, e al contempo non riteneva onesto che il gruppo mantenesse il nome "King Crimson" senza due elementi cruciali come McDonald e Giles, ma prima di abbandonare il gruppo partecipò alle registrazione del secondo album della band, In the Wake of Poseidon, ma esclusivamente come cantante.

Per me questo album è un opera sensazionale che mi ha portato ad appassionarmi dei King Crimson, pensando al passato nessuno dei brani ha una durata equivalente o comparabile con le canzoni pop tipiche degli anni sessanta, tutti e cinque superano infatti i sei minuti, anche se lo stile musicale non è del tutto estraneo al gusto dell'epoca, ad eccezione del pezzo 21st Century Schizoid Man, che si muove chiaramente fuori dagli schemi musicali abituali, i testi dei brani si riferiscono alla guerra del Vietnam all'indomani della Summer of Love del 1967, durante la quale la controcultura hippie si è manifestata al grande pubblico, e alla temerarietà di Woodstock, parlandone però in termini pessimistici. Il brano più famoso è sicuramente 21st Century Schizoid Man, che è il più conosciuto della band da sempre, dura più di sette minuti; la parte centrale, interamente strumentale, è sottotitolata Mirrors; fu l'ultima in ordine di tempo ad essere incisa e fu registrata in diretta in una sola take. Una delle caratteristiche più notevoli di questo brano di apertura è l'effetto che Greg Lake applica alla sua voce, urlata e molto distorta. Il testo, scritto da Peter Sinfield, contiene una successione di metafore; si nota una forte critica agli Stati Uniti, rappresentati dall'uomo schizoide del ventunesimo secolo, e alla guerra in Vietnam, con le frasi «Innocents raped with napalm fire» ("Innocenti violentati con il fuoco del napalm") o «Politicians' funeral pyre» ("Pira funeraria dei politicanti").
Dopo circa trenta secondi di silenzio, al momento dell'introduzione, musicalmente parlando, si scatena una vera e propria apocalisse; la musica, misto tra jazz e hard rock, è selvaggia ma impeccabilmente controllata, tra break e riff di chitarra, tra i quale ve ne è uno, eseguito da Robert Fripp, che è stato inserito all'82ª posizione nella lista dei 100 migliori assoli di chitarra, pubblicata dalla rivista Guitar World.

La copertina di In the Court of the Crimson King fu disegnata da Barry Godber, un giovane programmatore di 23 anni, scomparso prematuramente l'anno successivo per attacco cardiaco; i due dipinti, che quindi rimangono le uniche opere di Godber, sono conservate attualmente da Robert Fripp. Il dipinto utilizzato per l'esterno della copertina rappresenta il volto di un uomo spaventato, con gli occhi spalancati, mentre urla; l'uomo, con il volto sfigurato e l'orecchio sproporzionato, rappresenta l'uomo schizoide del ventunesimo secolo di cui parla il primo brano. All'interno, invece, è presente un volto apparentemente calmo e sorridente, che mostra anche le mani, in posa ieratica: rappresenta il Re Cremisi, eponimo sia dell'album che del gruppo; in entrambi i dipinti il colore predominante è il rosso cremisi, accompagnato dal blu.
A causa della sua originalità, della mostruosità del volto, e dell'assenza di informazioni sia sul davanti che sul retro, questa illustrazione è diventata una delle più significative della storia del rock, insieme al prisma di The Dark Side of the Moon o alla copertina bianca di The Beatles.
Fu proprio la copertina a giocare un ruolo importante nelle vendite: infatti le persone, prese alla sprovvista, compravano il disco senza sapere nemmeno il contenuto o l'autore, anche mio padre fece la stessa cosa e oggi fortunatamente me ne ritrovo una copia originale a casa. 


L'album è stato rimasterizzato e ristampato su vinile e CD varie volte nel corso degli anni ottanta e novanta, poi anche nel duemila; queste versioni sono basate su copie dei nastri rimossi dal disco originale. L'edizione del 40º anniversario, per il quale Robert Fripp e Steven Wilson (Porcupine Tree) hanno trovato e utilizzato l'originale 8 tracce usato per la prima registrazione dell'album, fu pubblicato il 12 ottobre 2009. È disponibile in tre versioni: uno comprendente un CD e un DVD, una comprendente due CD, e l'ultima comprendente cinque CD e un DVD.
I Talk to the Wind – 6:05 (Peter SinfieldIan McDonald)
Epitaph – 8:47 (Peter SinfieldRobert Fripp, Ian McDonald, Greg Lake, Michael Giles)

Durata totale: 22:16

Lato B:
Moonchild – 12:12 (Peter SinfieldRobert Fripp, Ian McDonald, Greg Lake, Michael Giles)

The Court of the Crimson King – 9:22 (Peter SinfieldIan McDonald)

Durata totale: 21:34

Formazione:
Robert Fripp - chitarra
Ian McDonald - flauto, clarinetto, vibrafono, tastiere, mellotron, voce
Greg Lake - basso, canto
Michael Giles - batteria, percussioni, voce
Peter Sinfield - testi

Altri componenti:
Barry Godber – copertina
Robin Thompson – ingegnere del suono
Tony Page – assistente ingegnere




Il mio voto non può che essere di 10 su 10, al di là della mia simpatia o passione nei confronti dei King Crimson, obiettivamente questo è un lavoro strepitoso, musicalmente e graficamente, ogni volta che ascolti un brano ti senti come in un sogno, ti lasci trasportare e incuriosire. La copertina poi rimane un opera decisamente importante e di impatto che non ti puoi scordare se l'osservi almeno una volta nella vita, io possiedo di questo disco due versioni originali dell'epoca tra qui una autografata da Fripp e Lake  e avendo anche ascoltato le varie ristampe posso confermare che l'opera migliore resta la prima.





martedì 6 novembre 2012

The Smiths - The Queen is dead






The Queen is Dead è in ogni classifica tra i migliori album di tutti i tempi e dare un giudizio personale è davvero difficile.
Il duo Marr/Morrissey tra i solchi di questo disco raggiunge l’apice tra la chitarra di un maestro che farà scuola, e le parole di un genio incompreso che cuce sulla musica immagini intrise di realismo e malinconia.
Il titolo del disco inizialmente doveva essere Margaret On The Guillotine, in riferimento all’allora discutibilissimo premier britannico Margaret Tatcher, ma Morrissey decide di omaggiare lo scrittore Hubert Selby Jr che esordì con un racconto chiamato proprio The Queen Is Dead.
La foto di copertina raffigurante Alain Delon è tratta dal film L'insoumis (Il ribelle di Algeri) del 1965, ed è in pieno stile Smiths, un omaggio al mondo del cinema.
Infatti Morrissey sceglie personalmente le immagini di cover. Altra particolarità è che in ogni disco ci sono incise due frasi sui due diversi lati, in questo caso: FEAR OF MANCHESTER / THEM WAS ROTTEN DAYS.
Il disco è inserito inoltre nel cofanetto da collezione The Complete Smiths: Collector’s Vinyl Edition, edito nel 2011, che include tutti i dischi , le raccolte e i singoli in 45 giri 7’’ pubblicati dalla band.
In realtà questo lavoro discografico è musicalmente molto simile ai precedenti, tuttavia tra la puntina e il disco scoppia un vortice di emozioni che ti tolgono il respiro.

...Continua QUI


The Smiths  - The Queen Is Dead (1986)

Side One
The Queen Is Dead 6:24
Frankly, Mr. Shankly 2:17
I Know It’s Over 5:48
Never Had No One Ever 3:36
Cemetry Gates 2:39

Side Two
Bigmouth Strikes Again 3:12
The Boy With The Thorn In His Side 3:15
Vicar In A Tutu 2:21
There Is A Light That Never Goes Out 4:02
Some Girls Are Bigger Than Others 3:14

All words by Morrissey
All music by Johnny Marr
Produced by Morrissey and Marr, engineered by Stephen Street
Sleeve by Morrissey
Layout by Caryn Gough
Cover star ALAIN DELON photos, 1965 Metro-Goldwing-Mayer Inc
Recorded in England, Winter 1985


Formati disponibili: CD, LP
UK Album Chart 1986: #2



...Continua QUI



sabato 3 novembre 2012

Siamese Dream Versione Remastered



Ben ritrovati, sono molto felice di iniziare a presentarvi il primo vinile che ho intenzione di recensire.Il vinile in questione è "Siamese Dream", in versione remastered, ristampato per la prima volta in 180 grammi, uscito nel 2011. 
Siamese Dream è il secondo album in studio degli Smashing Pumpkins, pubblicato nel 27 luglio 1993, un album che ha decretato il primo grande successo del gruppo, forse anche perché all'interno si può trovare una fusione di influenze di generi musicali molto variegati: il rock psichedelico, il dream pop, il grunge, l'heavy metal e il rock progressivo. Dalla sua uscita è stato spesso indicato dalla critica come uno dei dischi più importanti e influenti degli anni '90, non per niente ha venduto oltre quattro milioni di copie negli Stati Uniti e oltre sei milioni in tutto il mondo, consacrando gli Smashing Pumpkins come uno dei gruppi principali del rock alternativo. Anche la rivista Rolling Stone l'ha inserito al 360º posto della sua lista dei 500 migliori album. Da Siamese Dream vennero estratti quattro singoli: "Cherub Rock", "Today", "Disarm" e "Rocket".Una piccola curiosità in più è legata alla canzone "Spaceboy" che è stata dedicata da Billy Corgan a suo fratello Jesse. La formazione degli Smashing nel corso degli anni ha subito diversi cambiamenti, e sicuramente la prima, quella che ha composto questo album, è la più importante, ed era composta da:

Billy Corgan - voce, chitarra, mellotron in "Spaceboy"
James Iha - chitarra, voce
D'arcy Wretzky - basso e voce
Jimmy Chamberlin - batteria
Mike Mills - piano in "Soma"

Le tracce del disco sono queste:
Cherub Rock
Quiet
Today
Hummer
Rocket
Disarm
Soma
Geek U.S.A.
Mayonaise
Spaceboy
Silverfuck
Sweet Sweet
Luna
Divise su due vinili, in quattro lati.
Tutte le canzoni sono di Billy Corgan eccetto "Soma" e "Mayonaise" che vennero scritte dallo stesso Corgan assieme a James Iha.
L'edizione giapponese dell'album contiene un brano in più rispetto ai 13 sopra citati; si tratta di "Pissant", una canzone che apparirà in seguito sulla raccolta "Pisces Iscariotq". Oltre al formato vinile l'album sia nella versione originale che nella versione remastered, si può trovare nel formato cd o nei formati digitali sui vari siti di musica online (anche sul sito stesso degli Smashing). Personalmente trovo questo LP interessantissimo, i Pumpkins anche non essendo uno dei mie gruppi preferiti, gode di tutta la mia stima, perché trovo che canzoni come "Today", siano all'altezza di molti pezzi di band grunge più famosi, non per niente, ai loro albori, gli Smashing Pumpkins vennero indicati come "i nuovi Nirvana", da diverse riveste e radio rock importanti. Nel finale abbiamo deciso di esprimere un nostro giudizio da uno a dieci per i dischi che vi proponiamo, e devo dire che a questa versione remastered di Siamese Dream, do un 7 per la qualità del vinile 180 grammi, per la musica impeccabile nella registrazione, perché i vari pezzi risultano molto piacevoli all'ascolto, anche per i non amanti del genere, ma soprattutto perché la nuova e splendida copertina metallizzata e le immagini all'interno, fanno sicuramente la differenza.