giovedì 19 giugno 2014

U2 - LAST NIGHT ON EARTH

Il Terzo Lato Del Vinile - Il Sito



Sono le quattro del mattino dell’ultima notte di registrazione di Pop, il disco più controverso degli U2, di cui abbiamo parlato qui.
Gli U2 sono esausti ma devono chiudere per forza le registrazioni del disco, hanno già fissato l’inizio del PopMart Tour e sono sull’orlo di una crisi di nervi, Last Night On Earth nasce in questo momento come ricorda Bono: il ritornello mi venne in mente proprio alla fine delle sedute di registrazione di Pop, che stavano diventando un po’ ridondanti e stressanti. Erano le quattro del mattino dell’ultima notte in studio. Al mixer c’era gente che non toccava il letto da una settimana. Paul era in attesa dei nastri da portare a New York per la realizzazione del master. Cominciai a cantare il verso: “You’ve got t ogive it away”. Non trasformarlo in lavoro, era il messaggio. Che era esattamente quello che stavamo facendo. Intendevamo esprimere in modo coinvolgente cosa succede quando il rock’n’roll incontra la cultura dei club. Invece, il risultato dava la sensazione di ascoltare un mucchio di uomini su un impianto petrolifero in mezzo al Mare del Nord. La mia voce era completamente andata, per coprire un po’ la cosa, nel disco abbiamo aggiunto un sacco di eco ed Edge ha cantato con me.
Non male per una canzone nata in poche ore anche se il perfezionista The Edge non la vede così: Last Night On Earth è più vicina all’estetica della band. Era un buon pezzo ma è paragonabile a New Year’s Day o Sunday Bloody Sunday? Ovviamente no, altrimenti la suoneremo ancora dal vivo.

La canzone rimane una delle più rock di tutta la carriera del gruppo e viene pubblicata come terzo singolo, dopo Discothèque e Staring At The Sun, il 14 luglio 1997.
Già la data è un richiamo storico. Il 14 luglio 1789 è la presa della Bastiglia, il simbolo della Rivoluzione Francese, il simbolo della fine dell’Ancien Régime.
Per quanto riguarda il video gli intrecci sono molteplici.
 Dieci anni prima Bono stava cantando Pride (In The Name Of Love) a San Francisco e durante la performance prese uno spray e scrisse sul muro la frase: Rock and Roll Stops The Traffic (scena ripresa all’interno del film Rattle And Hum, e frase riapparsa anche nel video di All Because Of You girato sopra un camion a New York) ma forse non sapeva che gli U2 avrebbero generato quello che il Time definì l’ingorgo più gigantesco della storia americana.
Per girare il video vengono chiuse strade a autostrade a Kansas City. Gli abitanti sono infuriati, i fan sono bloccati dalla polizia: gli U2 girano per le strade vuote della città come fosse veramente la fine del mondo. Lo scenario è apocalittico e riprende lo stile dei film di fantascienza degli anni Sessanta.
La protagonista femminile del video è la modella Sophia Dahl, nipote dello scrittore Roald Dahl, autore, fra gli altri, di La Fabbrica Di Cioccolato (1964) e Il Grande Ascensore Di Cristallo (1972).
Il “custode della fine del mondo” rivelato negli ultimi istanti del video è il poeta William Burroghs, nipote dell’inventore omonimo che può essere considerato il padre dell’addizionatrice, il prototipo dell’odierna calcolatrice.
Sul poeta invece si potrebbe aprire una parentesi infinita di riconoscenza culturale per quello che ha scritto e per la sua influenza all’interno della Beat Generation, ma credo bastino le parole che Jack Kerouac gli dedica nel suo capolavoro On The Road (Sulla Strada, 1951): “Ci vorrebbe una notte intera per raccontare di Old Bull Lee; per adesso diciamo solo che faceva l'insegnante, e a buon diritto, si può dire, perché passava tutto il tempo a imparare; le cose che imparava erano quelle che considerava e chiamava “i fatti della vita”; le imparava non solo per necessità, ma per scelta. Aveva trascinato quel suo corpo lungo e sottile in giro per tutti gli Stati Uniti, e in gran parte dell'Europa e del Nord-Africa, ai suoi tempi, solo per vedere cosa succedeva; negli anni Trenta aveva sposato una contessa russa in esilio solo per strapparla ai nazisti. […] Faceva tutte queste cose solo per sperimentarle. Ora si dedicava allo studio della tossicodipendenza. […] Passava lunghe ore coi libri di Shakespeare in grembo; il “Bardo Immortale”, lo chiamava. A New Orleans aveva cominciato a passare lunghe ore in compagnia dei codici Maya, e anche quando parlava con gli amici teneva il libro aperto in grembo. Una volta avevo detto: “Cosa ci succederà quando moriremo?”, e lui aveva risposto: “Quando si muore si muore, ecco tutto”. […] Bull aveva un debole sentimentale per l'America dei vecchi tempi, specialmente degli anni Dieci, quando […] il Paese era selvaggio, rissoso e libero, libertà di ogni genere in abbondanza per tutti. La cosa che odiava di più era la burocrazia di Washington; subito dopo venivano i progressisti; poi i poliziotti. Passava il tempo a parlare e a insegnare agli altri. Jane sedeva ai suoi piedi; io anche; e anche Dean (Neal Cassady, ndr); e in passato anche Carlo Marx (Allen Ginsberg, per il quale gli U2 misero in musica una sua poesia durante le registrazioni di The Joshua Tree ndr). Avevamo tutti imparato da lui.”

Il 2 agosto 1997 William Burroghs morì e il video di Last Night On Earth rimane una delle sue ultime notti su questa terra.

SHE'S LIVING LIVING NEXT WEEK NOW
YOU KNOW SHE'S GOING TO PAY IT BACK SOMEHOW
THE FUTURE IS SO PREDICTABLE
THE PAST IS TOO UNCOMFORTABLE

YOU GOT TO GIVE IT AWAY






U2 – Last Night On Earth (1997)

Version 1
01 Last Night On Earth (Single Version)
02 Pop Muzik (PopMart Mix)
03 Happiness Is A Warm Gun (The Gun Mix)

Version 2
01 Last Night (First Night In Hell Mix)
02 Numb (The Soul Assassin Mix)
03 Happiness Is A Warm Gun (The Danny Saber Mix)

04 Pop Muzik (PopMart Mix)

Il Terzo Lato Del Vinile - Il Sito




domenica 15 giugno 2014

U2 - POP


Il Terzo Lato Del Vinile - Il Sito



Gli U2 hanno sempre schiantato la loro musica contro i grandi temi storici del momento, riuscendo a generare grandi capolavori (The Joushua Tree sul sogno americano, Achtung Baby e Zooropa sull’Europa dopo la caduta del Muro e l’avvento del capitalismo, solo per citarne i più celebri).
Pop è l’ultimo disco degli anni novanta per gli U2 e cronologicamente è legato ai due dischi precedenti, ma andiamo con ordine: Achtung Baby è un capolavoro, Zooropa è un disco almeno completato anche se è di livello inferiore rispetto al predecessore. Tra Zooropa e Pop c’è stato il singolo Hold Me, Thrill Me, Kiss Me, Kill Me, pubblicato nel 1995 per la colonna sonora di Batman Forever, film che doveva vedere, secondo la leggenda, la partecipazione di Bono nei panni di McPhisto, personaggio inventato da Bono stesso durante lo ZooTv Tour, contro l’uomo pipistrello, ma non se ne fece nulla.
Nello stesso anno gli U2, sotto mentite spoglie (l’autore del disco è Passengers, ovvero U2 con Brian Eno) pubblicano Original Soundtrack Vol.1, un bizzarro connubio tra colonne sonore per film immaginari e qualche canzone usata davvero dietro le pellicole (Miss Sarajevo con Luciano Pavarotti, per l’omonimo documentario, Always Forever Now per Heat – La Sfida, la memorabile Your Blue Room e Beach Sequence per Al Di Là Delle Nuvole di Michelangelo Antonioni e Wim Wenders, One Minute Warning per Ghost In The Shell).

Achtung Baby e Zooropa sono legati dal fatto che hanno pochi mesi di differenza, la stessa tournèe, e lo stesso tema principale, in uno ampiamente dichiarato, nell’altro più velato e descrittivo.
Pop guarda oltre l’Europa, è come se fosse un mappamondo, in cui le differenze tra un paese e un altro sono davvero poche.
Siamo sul finire degli anni novanta: il mondo è in mano alle multinazionali, ai fastfood, al capitalismo, alla tecnologia, persino i vinili stanno scomparendo dalla circolazione.
Nelle piazze principali di ogni città, da nord a sud, da est a ovest, ci sono gli stessi negozi, gli stessi ristoranti.
Pop è questo: è la critica di un mondo che ha perso ogni identità senza essersene accorto, in cui ogni nazione non si rende conto di avere la bandiera a stelle e strisce, è di conseguenza, l’annientamento della personalità e dell’individualismo.
Dieci anni prima c’erano i grandi ideali di The Joshua Tree visibili in canzoni come Where The Streets Have No Name o I Still Haven’t Found What I’m Looking For; oggi di grandi ideali, di grandi dubbi la gente non ne parla più, anzi preferisce far finta di non averne. All’apparenza e nei costumi siamo tutti uguali e facciamo le stesse cose con le stesse magliette mangiando gli stessi panini e finiamo per confonderci, finiamo in crisi di identità.

Lo specchio di queste nuove false credenze si trova in Pop. Rave e Dio, arte e spazzatura, la cui sintesi fu ancora più difficile dalla produzione e negli sviluppi di un sound mai definito.
I quattro U2 hanno raggiunto i migliori i migliori risultati con Brian Eno e Daniel Lanois, per Pop si affidano a Flood (già produttore di Zooropa insieme a Brian Eno e The Edge) e Howie B, il quale ha un’idea bizzarra per la musica di un gruppo di amici tecnicamente non eccelsi che fin dai tempi della scuola ha mosso ogni passo insieme: registrare per strati. La qualità più grande degli U2 è che insieme riescono ad essere più grandi della somma delle loro parti, invece in Pop agiscono come quattro individualità sommate alla fine. Forse questo è il problema principale. Ma gli errori furono parecchi come ricorda Bono: Avremmo dovuto fermarci, riorganizzarci e continuare a lavorare un po’ meglio alle registrazioni. Ma non lo facemmo. E, cosa ancora più grave, il nostro tour manager ci convinse a commettere il più efferato dei crimini: fissare il tour. Le scadenze incombevano minacciosamente, Pop non fu mai finito davvero. In pratica è la più costosa seduta di registrazione di provini della storia della musica.

Tuttavia, proprio per questa incompletezza, il concetto di Pop è paradossalmente più forte.

Il primo singolo è Discothèque, ambiente in cui si celebra l’effimero con ironia (You know you're chewing bubblegum/ You know that is but you still want some/ 'Cause you just can't get enough of that lovie dovie stuff/LET GO LET'S GO... DISCOTHÈQUE/ GO GO... LET GO... DISCOTHÈQUE), ma come disse una volta Bono: L’allegria è molto difficile da evocare, la felicità non basta.
Ad Howie B venne un’altra idea: far trovare l’ispirazione agli U2 facendogli ascoltare dischi scelti da lui e quasi contemporaneamente farli suonare, come se avessero la base sotto.
Da qui nasce Do You Feel Loved  una copia esatta di Alien Groove Sensation dei Naked Funk, prodotti dallo stesso Howie B, con l’aggiunta di un Bono in più. Il testo è, come accade per la maggior parte di queste canzoni, agli antipodi con la musica;  i rapporti occasionali, spingere come tori nel ventre di una donna forse non è amore, forse non dovresti sentirti amata  (DO YOU FEEL LOVED? DO YOU FEEL LOVED?/AND IT LOOKS like the SUN BUT IT FEELS LIKE RAIN/Love's a bully pushing shoving/In the belly of a woman/Heavy rhythm taking over/To stick together/A man and a woman/Stick together/Man and woman/Stick together... ).

La terza traccia è la canzone più sperimentale di tutta la storia degli U2, Mofo, pubblicata in versione remix come ultimo singolo.  The Edge la ricorda così: Mofo è davvero l’estetica dance compiutamente realizzata. Non contiene alcuna pretesa di mantenere la struttura della band; è un pezzo in cui sposiamo la cultura dance, e credo che funzioni. Ottimo testo e ottima produzione. Forse avremmo dovuto avere la fiducia in noi stessi necessaria a fare dell’album un progetto definito in quella direzione.
Il testo tocca il tema principale dell’autore, l’assenza più grande, quella della madre morta quando il quattordicenne Paul  David Hewson non sapeva niente di Bono. Altre canzoni hanno lo stesso tema (I Will Follow,Tomorrow, Lemon, All Because Of You) ma mai si raggiunge la profondità di Mofo.
Se The Edge spiega il sound, spetta a Bono il significato: Suonare Mofo dal vivo era straordinario. La canzone si fermava di colpo e io restavo solo, a parlare di mia madre di fronte a cinquantamila dei miei più intimi amici. Alcune sere mi sorprendeva veramente quanto riuscissi a emozionarmi. “Mother, am I still your son? You know, I’ve waited so long to hear you say so. Mother, you left and made me someone. Now I am still a child but no one tells me no” (“Mamma, sono ancora tuo figlio? Sai, ho atteso così tanto tempo per sentirtelo dire. Mamma mi hai lasciato e hai fatto di me qualcuno. Ora sono ancora un bambino, ma nessuno mi dice di no”). E’ un meccanismo consueto in teatro o al cinema, ma che si vede raramente nella composizione di canzoni: l’azione si ferma e il personaggio si gira verso la cinepresa e spiega sé stesso. E’ il soliloquio di Amleto, sebbene io non abbia mai visto fantasmi. Non vedo l’ora di incontrare mia madre. Mi aspetto veramente che avvenga, quando sarà il luogo e il momento giusto. Spero solo di avere un pass per il backstage.

Dopo la triade sperimentale di apertura si torna in un territorio più familiare. If God Will Send His Angels rappresenta un cambio di scena repentino, dopo dance e elettronica: solo quattro strumenti che accompagnano un affresco disincantato della realtà in cui forse nemmeno la venuta degli angeli riuscirebbe a salvare questa continua decadenza (God has got his phone off the hook babe/Would he even pick up if he could? /It's been a while since we saw that child /Hangin' round this neighbourhood /See His mother dealing in a doorway /See Father Christmas with a begging bowl /Jesus sister's eyes are blister ... /THE HIGH STREET never looked so low). Il video in cui tutti si muovono velocissimi attorno ad un Bono lento che canta è la metafora di questa società: tutti di corsa per le cose materiali e nessuno riflette, nessuno si interroga, nessuno parla più con Dio. Questa canzone fa parte della colonna del film City Of Angels di Brad Silberling, rifacimento hollywoodiano del celebre film di Wim Wenders Il Cielo Sopra Berlino del 1987.
Staring At The Sun, pubblicata come secondo singolo nell’aprile del 1997, è un’altra canzone controversa. Il sound è più vicino ai classici U2, ma il testo è di difficile interpretazione, talmente difficile che Bono non ha le idee molto chiare: Credo descriva con precisione quel particolare stato d’animo in cui non vuoi conoscere davvero la verità perché le bugie sono più confortanti.

Il testo forse per questa poca chiarezza è uno dei più affascinanti, che ti tiene incollato come fosse colla di Dio. Sono parole che ognuno di noi riesce a declinare come crede. Per ogni persona in base alla sua storia hanno un significato diverso. Quelli che non possono agire spesso devono… predicare.
Last Night On Earth ha una storia dietro di cui parleremo in un altro appuntamento, la chitarra distorta di Gone ricorda Until The End Of The World ed nel testo ci si interroga sul valore del successo.
Miami è la dimostrazione che Pop è incompleto, la capitale della Florida è lo sfondo ad un sessione musicale e nulla più.
Per duemila anni il cristianesimo ha professato la vita oltre la morte, la redenzione dai peccati, il paradiso celeste, ma oggi il paradiso è su questa terra ed è la villa di Playboy, The Playboy Mansion è il simbolo di tutti i falsi valori in cui crediamo (If oj is more than a drink /And a big mac bigger than you think/If perfume is an obsession/And talk shows... confession/What have we got to lose/Another push and maybe we’ll be through/The gates of that mansion).
Please è il seguito di Sunday Bloody Sunday, la copertina del singolo è la parodia dello stesso Pop, al posto degli U2 ci sono Gerry Adams (leader del Sinn Féin, l'ala politica dell'IRA), David Trimble (leader del Partito Unionista dell'Ulster), John Hume (Leader Partito Laburista dell'Ulster), e Ian Paisley (leader del Partito Democratico Unionista dell'Ulster). Il suono è indefinito e la single version è di gran lunga migliore di questa, che comunque rimane la miglior canzone di Pop, il testo è crudo, arrabbiato ma anche disilluso: è un colloquio con estremista irlandese  (So love is big bigger than us/But love is not what you're thinking of/IT’S what lovers deal/It's what lovers steal/You know i've found it hard to receive/‘Cause you my love I could never believe).

Chiude il disco Wake Up Dead Man, che più che alzati uomo morto significa alzati e cammina. Lazzaro in via di decomposizione è stato salvato da Gesù, che dovrebbe salvare l’uomo contemporaneo perso e decomposto dal mondo, ma oggi non si sentono più bisogni di salvezza e di verità, oscurati dal consumismo  e dall’appagamento momentaneo (Jesus, Jesus help me /I'm alone in this world/And a fucked up world it is too/Tell me, tell me the story/The one about eternity/And the way it's all gonna be/WAKE UP WAKE UP DEAD MAN).



Già l’anno dopo gli U2 pubblicano la raccolta The Best Of 1980-1990, contenente i più grandi pezzi degli anni ottanta, pezzi come Where The Streets Have No Name e Pride (In The Name Of Love), pezzi che, oltre a segnare il fuoco indimenticabile degli U2, chiudono repentinamente la parentesi Pop.
Forse i quattro di Dublino hanno sentito di essersi spinti troppo fuori i loro binari standard, e compiranno un fallimentare revival mitico con uno sciapo disco nel 2000 di cui parleremo in seguito.
Pop rimane uno dei lavori più interessanti degli U2 e forse il fatto di essere cancellato da ogni ricordo, di togliere qualsiasi canzone di questo disco nei concerti, ne aumenta ancora di più il fascino.
Rimane l’idea più geniale persino dei loro stessi autori.
Dopo How To Dismantle An Atomic Bomb circolò la voce di un rifacimento di Pop, ma seguì il silenzio.  Credo sarebbe curioso rivedere gli U2 a lavoro su quei pezzi, per dargli quell’ultima aggiustata che renderebbe questo, senza ombra di dubbio, il più grande di lavoro di tutti. Più grande di Achtung Baby o The Joshua Tree.

Pop rappresenta la fine del percorso iniziato da Achtung Baby: è il cambiamento del mondo, che dopo la caduta del muro di Berlino (vedi Achtung Baby) e il trattato sull’Unione Europea (vedi Zooropa), si ritrova a sbocciare i suoi frutti nel territorio malato e contaminato del consumismo. Pop, presentato dentro un supermercato a basso costo, rappresenta quello che sta succedendo nel mondo che si affaccia al nuovo millennio: l’America onnipresente, la perdita dell’individualismo, l’impero dell’usa e getta, la tecnologia. Situazioni in cui l’uomo perde il rapporto con sé stesso e con Dio per un rave party, per una notte in discoteca o per stare male, perché forse l’unica cosa vera rimasta è proprio quella.
Gli arrangiamenti pesanti rappresentano il consumismo che si intromette persino dentro i dialoghi più profondi e nella ricerca di riempiere quei buchi a forma di Dio, come accade in Mofo: il testo e la musica sono in antitesi, la mancanza onnipresente dell’affetto di una madre scomparsa da una parte, e l’atmosfera di un rave dall’altra.
Se lo si legge in questo modo, non si può che rimanere affascinati da Pop.

LOOKIN' FOR TO FILL THAT GOD SHAPED HOLE



Voto: 7/10


U2 -  POP - LIMITED EDITION DOUBLE VINYL INCLUDES THE SINGLE DISCOTHEQUE (1997)

SIDE A
1 DISCOTHEQUE
2 DO YOU FEEL LOVED
3 MOFO
SIDE B
1 IF GOD WILL SEND HIS ANGELS
2 STARING AT THE SUN
3 LAST NIGHT ON EARTH
SIDE C
1 GONE
2 MIAMI
3 THE PLAYBOY MANSION
SIDE D
1 IF YOU WEAR THAT VELVET DRESS
2 PLEASE

3 WAKE UP DEAD MAN



martedì 10 giugno 2014

Solo Buone Notizie - Il Terzo Lato & Uscita 17





Stavolta ci troviamo di fronte agli Uscita 17 che con il loro disco Solo Buone Notizie (Dal 17 gennaio 2014 su CD e digital. CoseComuni/OneMoreLab/Don’t Worry Rec.) scattano una fotografia perfetta sugli eventi di questa generazione con un sound preciso e definito.
Dieci domande come dieci sono le tracce di Solo Buone Notizie.




01//Copertina e titolo: per scorgere buone notizie all’orizzonte bisogna vedere il mondo da una prospettiva diversa: quanta ironia e quanta disillusione provate per la contemporaneità? Come siete arrivati alla somma, direi geniale, di titolo e copertina?
L'idea iniziale della copertina era un ristorante vuoto ma ci sembrava troppo decadente e non di buonissimo auspicio. Non ci convinceva. Poi Carlo ci ha fatto vedere l'esplosione atomica, lo stereotipo dell'evento sensazionale per antonomasia. Era la copertina perfetta: essendo rovesciata dev'essere vista almeno due volte per capire meglio l'immagine che la compone ed è un'ulteriore aiuto per metterne in risalto il significato. Solo Buone Notizie è un titolo ambivalente, perché può essere appunto ironico o realista ma è un'affermazione che può sembrare una "richiesta" o anche una necessità, come le canzoni che lo compongono.

02//Il 17 gennaio è uscito il primo singolo del disco: In Faccia a Nessuno, riarrangiato in toni più marcati, rispetto alla pubblicazione sull’EP No. Il testo è una critica a quella categoria di persone che, piuttosto che prendersi la responsabilità delle proprie azioni, preferisce nascondersi dietro paraventi evitando di agire. Nella vostra carriera quante persone di questo tipo avete incontrato e quanto siete legati a questo brano?
Crediamo che la nostra generazione sia piena di questa categoria di uomini che Dante, descrivendola sicuramente meglio di noi, classificava come "ignavi". Questo ci fa pensare addirittura che l'atteggiamento di rassegnazione di fronte alla vita e agli eventi negativi sia una questione atavica. Noi l'abbiamo presa in considerazione e abbiamo dedicato loro il nostro primo singolo perché c'è dentro molto del significato di tutto il disco: la reazione, l'atteggiamento propositivo e la speranza di un futuro migliore.

03//In Faccia a Nessuno è il manifesto dei temi di Solo Buone Notizie. Attraverso le sfaccettature di ogni canzone, il tema principale è quello di ricercare un percorso, di trovare il coraggio per agire. Quali sono i motivi per cui vi siete incentrati su questo discorso?
Sono gli eventi che ci hanno circondato durante la scrittura del disco ad aver lasciato un'impronta forte sui temi affrontati nei testi. Parliamoci chiaro: essere negativi non avrebbe senso, andrebbe contro il nostro modo di interpretare la musica come stile di vita. La musica è speranza, fare i musicisti il più tempo possibile per noi è una speranza. Dunque analizzare la nostra società trattando i temi più disparati cercando di essere propositivi di fronte a quel futuro che sogniamo migliore di oggi per noi è possibile. Anzi, descrivere questo presente pieno di contraddizioni, nelle relazioni sociali, amorose o lavorative, all'interno di tutto Solo Buone Notizie, non fa altro che darci una spinta in più, un po' come quando si dice che una volta toccato il fondo è il momento in cui trovi lo slancio per risalire verso la superficie.

 04//Solo Buone Notizie è un disco molto ben strutturato. Tutte le canzoni si muovono sui binari giusti. Quanto è stato difficile convergere l’evoluzione del suono e l’importanza poetica in un unicum così riuscito?
Non è stato facile ma avevamo già in mente, mentre pianificavamo il disco, quale tipo di sound estrapolare dai provini. Ciò ha comportato anche una naturale scrematura, ma comunque, sin dalle prime battute, l'obiettivo a livello sonoro a cui puntavamo era chiaro: un rock moderno con una chiara influenza elettronica dato che, oltre ai Litfiba e pochissimi altri esempi, è merce sempre più rara una formazione come la nostra, in cui molto gira intorno ai synth e alle atmosfere che questo strumento genera ma con pattern di chitarre, spesso raddoppiati, molto incisivi. In tutto questo non nascondiamo il grande apporto umano e artistico che soprattutto Ale e Pier dei Velvet ci hanno offerto, attraverso i loro consigli e le loro "chicche". Questo è il motivo per cui siamo veramente soddisfatti e oggi questo disco che suona come lo immaginavamo è un grandissimo risultato.

05//Nel corso degli ultimi anni avete raggiunto parecchie soddisfazioni: Tuscany Music Festival, Heinekein Jammin’ Festival Contest, Hyundai Music Awards, partecipazioni arricchite da svariati passaggi radiofonici e complimenti di Omar Pedrini. Come giudicate questo percorso?
Difficilissimo e pieno di insidie, di fatica e di tanto spirito di abnegazione. Questo ci spinge a fare il nostro massimo. Siamo amanti della musica, ringraziamo sempre chi ci sostiene e riteniamo che tutto questo sia la linfa vitale della nostra Band. La cosa fondamentale è che non ci siamo persi mai d'animo anche quando le cose non andavano per il verso giusto perché questo è il nostro voto, la nostra vocazione. Ad ogni step ne consegue uno nuovo di portata più importante e per questo probabilmente più difficile da raggiungere, ma solo continuando con impegno e determinazione potremo toglierci ancora tante altre soddisfazioni.

06//Il Dono è una delle tracce centrali del disco in cui dite una grande verità oggi troppo dimenticata: “il dono più grande è essere umili di fronte all’errore”. Come avete generato questa canzone e negli ultimi minuti cosa accade?
La fine di una relazione burrascosa fa in modo che si rifletta sul perché sia stata interrotta. E spesso l'errore che noi tutti facciamo è di non compiere quello che mio padre chiamerebbe "il passo indietro", ovvero provare a mettere da parte l'ego personale e capire dove bisogna fermarsi per ascoltare, invece di  girarsi dall'altra parte e rimanere con le proprie idee. Aprirsi all'altro è un grande atto d'amore. Il Dono parla di questo e l'apertura finale con un synth estremo filtratissimo, suggerito da un grande Alessandro Sgreccia con una macchina analogica, descrive precisamente quell'esplosione di emozioni finale ed i colori di tutto il pezzo.


07//In Siamo Poveri si canta: “Siamo poveri di idee/Evadere/Fuggire/Rimandare/ Un futuro che non c’è/Non ho più scelta/La realtà è questa/Più amara di come la suoniamo”. Quanto siamo poveri d’idee, e direi anche ignoranti, se chiamiamo rock artisti italiani che usano gli stessi accordi e un paio di occhiali per non dire nulla da anni e anni?
Sei diventato ufficialmente il nostro migliore amico. Scherzi a parte, la nostra soddisfazione corrisponde a questa domanda, perché vuol dire che il messaggio che vogliamo portare con le nostre canzoni arriva e ne scaturisce una riflessione, in questo caso Siamo Poveri. Il livellamento verso la mediocrità è ormai agli occhi di tutti e ciò si riflette anche nell'arte. Anche qui però esce il nostro lato ottimista: puoi essere bello quanto ti pare in foto ma, se non sai suonare, a lungo andare ai tuoi pseudo concerti non verrà nessuno e il tuo gruppo rimarrà una bellissima promo per una multinazionale di occhiali da sole.

08//l’EP No includeva oltre a In Faccia a Nessuno anche  Oceano, Animarida, Il Dono, ritoccate in versione definitiva per Solo Buone Notizie.  Tra i due dischi avete instaurato una collaborazione con Pierluigi Ferrantini e i Velvet, grazie ai quali avete avuto la possibilità di registrare il disco nello studio di registrazione CoseComuni. No era già un lavoro di qualità, com’è nata la collaborazione con i Velvet? Che cosa avete imparato e come sono i rapporti oggi?
Il lavoro con i Velvet è iniziato grazie ad un incontro casuale con Pier in un locale di Roma (Il Circolo Degli Artisti), il quale ci ha invitati qualche settimana dopo nel loro studio di registrazione per un ascolto di No. Per noi era già una grande occasione perché sapevamo il tipo di lavoro che CoseComuni opera nell'underground della nostra città. È stato un onore sin da subito perché da una band come i Velvet puoi solo che imparare: loro sono degli stacanovisti della musica e lo spirito di amore che provano verso la musica è sincero e traspare, ad esempio, dal modo in cui mettono tutte le Band che producono al loro livello, soprattutto dal punto di vista umano. Oggi il frutto di questa esperienza si chiama Solo Buone Notizie e quindi i rapporti possono essere solo che di sincera gratitudine e di amicizia professionale molto importante.

09//I Velvet hanno raggiunto l’apice della loro carriera con il recente Storie. Quanto sentite lontano o vicino quel momento? Come gruppo in che fase storica vi sentite?
Sappiamo che dobbiamo ancora lavorare tanto ma c'è una forte coesione per raggiungere un obiettivo comune molto importante che corrisponde alla nostra realizzazione come musicisti. Per fare un parallelo, se fossimo in una partita di calcio direi che siamo appena scesi in campo per giocare la finale della Coppa del Mondo.

10//Secondo me Solo Buone Notizie è davvero un disco ottimo. Quanto sarebbe bello sentirlo sul vinile?
Ti ringraziamo ancora una volta per i complimenti, ci lusingano! Hai toccato un lato a cui siamo molto affezionati: siamo amanti del vinile già da molto prima del boom che c'è stato negli ultimi anni. Gabriele, ad esempio, ha casa piena. È un'operazione impegnativa dati gli alti costi ma stiamo già valutando l'opzione di stamparne delle copie in serie limitata, magari con in allegato qualcosa che racconti più di noi è della nostra musica. E stai certo che la prima copia sarà tua.


Non mi resta che aspettare la prima copia del disco in vinile.




SOLO BUONE NOTIZIE









Uscita 17:
Federico Tacchia – voce, chitarra
Emanuele Tacchia – tastiere, synth
Luigi Leggio – basso, cori
Gabriele Cavazzi – chitarra, cori
Carlo Moscatelli – batteria




Intervista di Davide Di Cosimo

Il Terzo Lato Del Vinile - Il Sito





venerdì 6 giugno 2014

Sabbath un marchio una garanzia (Heaven and Hell)

Il Terzo Lato Del Vinile - Il Sito

Anche se non sono un grandissimo intenditore di musica Heavy Metal, nell'ultimo periodo visti gli sconti che si trovano sempre più spesso su questi dischi, mi sto avvicinando all'ascolto di questo genere, che mi porta molto lontano dalla calma e la pienezza della mia dolce musica "Prog".

Proprio grazie a una generosa offerta 3 dischi a 20€, mi sono portato a casa Heaven and Hell, il nono disco in studio dei Black Sabbath, pubblicato il 25 aprile del 1980 per l'etichetta discografica Vertigo.

Sapevo, già prima di comprarlo, che era un disco particolare vista la presenza nella band di Ronnie James Dio, che conoscevo come un cantante dalla grandissima personalità avendolo già ascoltato negli Elf e nei Rainbow il gruppo di Ritchie Blackmore. Una grande voce, una delle più belle che io abbia mai ascoltato nel mondo Hard 'n' Heavy. Così metto su la puntina e...

Neon Knights irrompe, un classico alla Ronnie Dio, giusto per mettere subito le cose in chiaro, ed anche Children of the SeaLady Evil, pur in modo diverso, arriva all'orecchio il marchio Dio. Tutto però contemporaneamente, in perfetto, o forse miglior stile Sabbath, la chitarra di Tony Iommi è sempre li sempre perfetta come a dire: " Si non c'è Ozzy! ma noi sappiamo quello che facciamo siamo i Sabbath! ". Così  la side “A” si conclude con la title-track, decisamente più "Sabbathiana", ipnotica, oscura nel suo inizio, per poi sfociare in un crescendo che porta a una sonorità ossessiva fino alla fine, senza fiato, una canzone che resta nella storia. E così è stato, il singolo divenne il miglior risultato nelle vendite dal 1975 e da la possibilità ai  Sabbath di ricevere un disco di platino negli Stati Uniti e ben tre dischi di platino in Gran Bretagna, un successo epico.

Giriamo il disco e troviamo Wishing Well che apre la side “B” e ci fa da traghetto di Caronte, verso il secondo vero capolavoro del disco, Die Young. Bisogna davvero solo ascoltarla per capire che in questo disco i Black Sabbath sono probabilmente più forti di prima, più carichi di prima, a volte anche più belli di prima. Classe e potenza pura, che rimarrà tra i più significativi della discografia del gruppo. Walk Away sembra un po' fuori luogo ma poco male perchè si passa subito alla chiusura con Lonely is The Sword un pezzo molto made in Dio, per chiudere alla grande.

Dopo l'ascolto mi fermo un attimo sul terzo lato e capisco che Ronnie James Dio è riuscito nell'impresa di rivitalizzare un gruppo che aveva scritto pagine importanti della storia del Metal, ma che dopo l'allontanamento di Ozzy, era entrato in una crisi creativa. Ma si capisce che Ronnie prese per mano i Sabbathpartecipando attivamente alla sola scrittura di tutti i testi, ma grazie al suo marchio vocale, ha di fatto firmato il successo mondiale del disco. Alla fine si può dire che tutti sono stati autori di una prova strepitosa, facendo capire che Black Sabbath è un marchio di garanzia. 


Tracce

La musica dei brani è stata composta dal gruppo, mentre i testi sono stati scritti da Ronnie James Dio.
Neon Knights – 3:54
Children of the Sea – 5:34
Lady Evil – 4:26
Heaven and Hell – 6:58
Wishing Well – 4:07
Die Young – 4:45
Walk Away – 4:25
Lonely Is the Word – 5:50

Curiosità
Il brano Heaven and Hell compare nel videogioco Grand Theft Auto IV come colonna sonora.

Formazione
Ronnie James Dio - voce
Tony Iommi - chitarra
Geoff Nicholls - tastiera
Geezer Butler - basso
Bill Ward - batteria

Tour
All'album seguirà un tour molto seguito, grazie soprattutto al carisma e alle doti vocali di Dio, molto apprezzati dai fans. Tuttavia durante quel tour Bill Ward, che aveva suonato tutte le parti di batteria nell'album, si dovette ritirare a causa di problemi personali e della sua dipendenza dall'alcool, facendosi sostituire da Vinny Appice che completò il tour.

(Liberamente preso dal canale YouTube di Samuel Siqueira)