Il 23 aprile
1978 all’Olympia Ballroom di Parigi appare (per la pellicola La Grande Truffa Del Rock And Roll di
Julien Temple) Sid Vicious, bassista dei Sex Pistols (qui la recensione del disco), in giacca bianca e
pantaloni neri per cantare My Way,
pezzo reso celebre da Frank Sinatra.
La
perfomance sembra una "classica" cover finché il punk dentro Sid esce fuori e con
esso anche una pistola che mira al pubblico.
Sid spara
alla prima fila poi saluta i sopravvissuti col dito medio e se ne va.
Strano ma
vero.
My Way viene pubblicato come singolo
qualche mese più tardi e diventa il più grande successo del gruppo dopo Anarchy In The UK.
I Sex
Pistols sono l’unica band essere entrata nella storia del rock avendo
pubblicato un solo disco, ma Never Mind
The Bollocks Here’s The Sex Pistols (Non Rompete i Coglioni Questi Sono I
Sex Pistols) ha avuto, ed ha tuttora, un impatto storico e generazionale che va
oltre le 11 canzoni presenti.
Il percorso
è molto breve e quasi immaginario. Fili sottilissimi legano il gruppo inglese
alla Banana dei Velvet Underground e ai Ramones.
In realtà è il primo caso di rivoluzione punk in Inghilterra. Il concetto è
semplice e viene dalla voce di tutti i giovani dell’epoca: è un grande
vaffanculo a tutti.
Al vecchio rock and roll.
Alla regina.
Al futuro.
Nonostante
le scarse capacità musicali di Sid Vicious (che fu escluso in tutti i modi
dalle registrazioni, da vedere il film Sid
& Nancy di Alex Cox del 1986) il disco ha un sound perfetto, unico e
inimitabile, in una parola: punk, con
Johnny Rotten sempre pronto a sputare verità.
Prima della
pubblicazione del disco il 29 ottobre 1977, i Sex Pistols pubblicarono i
quattro singoli dal novembre 1976 all’ottobre del ’77, i quattro pezzi
indelebili: Anarchy In The UK, God Save The Queen (il cui vinile
originale è considerato il più costoso al mondo), Pretty Vacant e Holidays In
The Sun.
Ma prima del
1977, prima del disco e prima di raggiungere tutti i giovani punk del mondo (fenomeno che, a dir
la verità, avverrà a chiazze e con lentezza: in America solo nel 1991
raggiunse un milione di copie), Johnny
Rotten e gli altri conquistano Londra con una serie infinita di concerti nella
City e nei dintorni. Il successo travolgente e la sostanziale differenza con il
vecchio rock ne fanno uno specchio in cui possono vedersi i giovani, persi altrimenti, i un mondo troppo vecchio: “tutto quello che stiamo facendo è cercare
di distruggere qualcosa”.
È storica la
data del 4 giugno 1976 quando i Sex Pistols suonarono al Lesser Free Trade Hall
di Manchester, di fronte a 42 persone. La storicità dell’avvenimento deriva dal
fatto che facevano parte dei 42 future figure di spicco della musica inglese,
che vennero convinte da quel concerto e da quel gruppo a prendere in mano una
chitarra: I Buzzcoks (“i giovanotti” nello slang di Manchester) organizzarono
il concerto e dovevano essere il gruppo spalla ma non trovarono i musicisti. Mick Hucknall dei Simply Red. Anthony
Wilson fondatore della storica Factory Records.
Ma i due
rami più importanti che hanno preso come radici i Sex Pistols sono da un lato
(di Manchester) Ian Curtis e Peter Hook dei Joy Division, in particolare i
versi di Curtis sono il proseguimento macabro del No Future! No Future! gridato da Rotten; e dall’altro Morrissey,
che insieme a Johnny Marr formerà i The Smiths, e nel 1986 scriveranno The Queen Is Dead (qui la recensione) un
disco di protesta contro la regina e gli
ideali contemporanei, sicuramente con altri modi e senza la presunzione di
diventare un pensiero di massa, ma il riferimento a God Save The Queen è evidente.
L’influenza
punk dei Sex Pistols sarà immediata negli altri due gruppi punk di spicco : The
Clash e Siouxsie And The Banshees.
Johnny Rotten sciolse il gruppo di fronte
alle isterie di Sid Vicious e formò immediatamente i PIL Public Image Limited,
in cui il punk mutò in post-punk.
I gruppi
celebri che hanno citato come riferimento i Sex Pistols sono gli Oasis, i
Nirvana, i Green Day e i Guns’n’Roses.
Ma il punk fondato
da Rotten e dai Sex Pistols ha avuto un effetto domino incredibile su tutta la scena rock come nessuno prima (e dopo).
ANARCHY IN THE UK
UK Album Chart: #1
Voto: 10/10
Never Mind The Bollocks Here’s The
Sex Pistols (1977)
Vasco Brondi
è la voce di questi cazzo di anni zero,
che da un po’ di tempo era sparita, precisamente da C’eravamo Abbastanza Amati, EP live allegato a XL Repubblica, dopo
il successo di Per Ora Noi La Chiameremo
Felicità (qui la recensione).
Tre anni
dopo torna con un nuovo disco dal nome Costellazioni,
che uscirà il 4 marzo, e tramite la propria pagina facebook spiega il significato
del titolo: Pensavo le luci della
centrale elettrica come delle costellazioni, qualcosa che rischiari l’orizzonte
e questi tempi. Pensavo alle canzoni come a delle storie luminose tenute
assieme da un disegno geometrico e insensato, come succede alle stelle nelle
costellazioni. Volevo più che altro che queste piccole storie provinciali e
spaziali in qualche modo risplendessero.
Non ci resta
che aspettare!
Nel frattempo vi lascio con Per Combattere L’acne, primo singolo del
primo album Canzoni Da Spiaggia Deturpata.
Io e la
tecnologia non viaggiamo sulla stessa lunghezza d’onda, e così prima di sapere
di chi fosse una canzone sentita alla radio c’ho messo giorni e giorni; finché
non mi è ricapitato di ascoltarla e lo speaker presentandola ha fatto il suo
nome.
Lorde è una
strana cantautrice neozelandese nata ad Auckland il 7 novembre del 1996 e Royals è un singolo particolare che mi
ha costretto ad ascoltare tutto il
disco, Pure Heroine, il quale,
secondo me, dimostra che la ragazza ha del talento.
Cercando qua
e là qualche informazione più, sono stato confortato dalla mia grande fiducia
in Pure Heroine, da un altro David,
molto più famoso e celebre di me.
Il Duca
Bianco l’ha voluta incontrare e lei ha rilasciato quest’intervista a Rookie
Magazine: Incontrare David Bowie è stato
come sentirmi realizzata. Trovarsi davanti una persona come lui che ti dice che
quando ascolta le tue canzoni, sente il futuro della musica… non ci sono parole
per descrivere questa emozione. Credo di aver pensato: “Oddio, tutta la mia
creatività potrebbe morire in questo momento e sarei comunque felice per
sempre!”.
Non ho mai parlato con nessuno di questa
esperienza perché significa molto per me e mi sarei sentita stupida a
sbandierarla in continuazione nelle interviste. È una cosa speciale, ed è mia. In
ogni caso è stato carinissimo, anche se, dopo quella frase, ho parlato con lui
continuando a stringergli la mano. Nel frattempo pensato: “Oddio, ma questa è
la mano di David Bowie, cosa sto facendo?”. È stato un momento folle, ma
bellissimo.
Non credo
che gli U2 sappiano che il 9 gennaio del 1900 a Piazza della Libertà veniva
fondata la SS Lazio.
Probabilmente
non sanno nemmeno che With Or
Without You ha accompagnato la storica impresa di una squadra di calcio che
si salvò dal baratro.
Non me ne
vogliano i cugini giallorossi, ma qui non si parla né di derby (anche perché
eravamo in serie B) né di sfottò.
Si parla
della storia della Lazio del -9.
Estate 1986.
Per il
calcio scommesse viene indagato il colpevole Claudio Vinazzani, giocatore
biancoceleste portato a Roma da Long John, che chiarisce l’estraneità ai fatti
da parte della società: “E’ vero
scommetto e ho rapporti con Carbone, ma non ho mai proposto nulla del genere né
ai miei compagni, né ai dirigenti. Anche perché negli ultimi periodi non avrei
saputo a chi rivolgermi, visto che dopo l’uscita di scena di Chinaglia siamo
stati abbandonati a noi stessi. La Lazio non è assolutamente coinvolta in
questa vicenda. I rapporti con Carbone sono legati da un’amicizia di vecchia
data, nata ai tempi in cui giocavo al Napoli”.
La giustizia
sportiva, nonostante queste dichiarazioni, e l’innocenza di Calleri e dei
dirigenti, emette una condanna a morte: retrocessione in serie C1.
La squadra
spaesata in ritiro a Gubbio, comandata dal mister Eugenio Fascetti, si riunisce
senza discorsi esaltanti e con piena coscienza della situazione: “Chi vuole resti, chi vuole se ne vada.
Rimanemmo tutti”.
Dopo varie e
poco pacifiche manifestazioni dei tifosi e in particolare degli Eagles
Supporters, il 28 agosto 1986, il verdetto definitivo della commissione
federale di appello rimanda la Lazio in serie B con nove punti di
penalizzazione.
Una morte
lenta e dolorosa, se si considera che ai tempi la vittoria dava solo due punti.
La prima
partita in casa è uno scontro diretto con il Messina neopromosso, che la Lazio
perde a dieci minuti dal termine. Virtualmente da meno nove a meno undici.
Il pessimo
inizio sembra spezzare le gambe ad un obiettivo già lontanissimo e
irraggiungibile.
Solo ai
primi di novembre la Lazio arriverà a zero punti.
L’entusiasmo
porta la squadra, a gennaio, ad un punto dalla vetta, se non si considera la
penalità, ma il girone di ritorno sarà una lenta agonia.
Era un altro
calcio: non c’erano i nomi sulle maglie, non c’era una grande rosa o una
società ricca alle spalle, gli scarpini erano neri.
L’unica cosa che avevano Fascetti e la squadra
era un simbolo che li univa tutti: l’aquila, in quelle maglie più lunga che
mai.
Nel marzo
del 1987 quando esce With Or Without You
e il disco The Joushua Tree, la Lazio
alterna buone partite a risultati deludenti. La classifica è in continuo
movimento e verso la fine del girone di ritorno la squadra capitolina sta
sprofondando nell’abisso senza fine.
L’ultima
giornata è crocevia: o serie C1 e conseguente fallimento della società, o
spareggi.
Poco meno di
un mese dopo il concerto degli U2 allo stadio Flaminio, all’Olimpico ci si sta
giocando la vita.
La squadra è
stanca psicologicamente e fisicamente. Lo stadio è pieno come fosse una finale
di Coppa dei Campioni.
La tensione
è altissima. La Lazio non segna e la rassegnazione sembra avere la meglio;
finché a otto minuti dalla fine il Bomber, Giuliano Fiorini, la mette dentro.
Lo stadio
esplode di gioia e di vita e Fiorini dopo il triplice fischio finale, come
tutto lo stadio, crolla di un pianto di commozione.
Ma la storia
non è ancora finita. Lazio, Taranto e Campobasso si danno appuntamento a Napoli
per gli spareggi.
Tutto si
decide il 5 luglio 1987 contro il Campobasso. Bomber Fiorini e Mimmo Caso la
notte prima guardano in televisione la storia della Lazio. Si parla di
Chinaglia, di Bob Lovati, di Tommaso Maestrelli.
Capiscono che la Lazio non può morire.
Vanno allo
stadio due ore prima della partita e trovano già lo stadio pieno.
La Lazio non
può morire: al 53’ Poli segna di testa il gol che chiude le porte all’abisso.
Nessuno in
quel momento può sapere che la Lazio,
grazie al Bomber e allo stacco di Poli,
l’anno dopo tornerà in serie A e avrà un periodo di grande prosperità.
In giro ho
chiesto qualche informazione in più sulla banda del meno nove e la risposta è
stata sempre una: “Al gol di Fiorini ho
pianto”.