domenica 12 ottobre 2014

Dolce Acqua

Il Terzo Lato Del Vinile - Il Sito

Dopo una lunga assenza dal blog torno a scrivere una recensione su un disco forse molto dimenticato o forse non conosciuto. Se dico Ivano Fossati, sicuramente a tutti salta subito in mente "Panama", o "La mia banda suona il rock", ma giurerei che nessuno di voi sta pensando ai Delirium o a Dolce Acqua.



Forse dovreste sapere che in un locale di Genova il "Revolution", dove Fossati tentava le prime esperienze di jam session, il cantante nel 1971 entra a far parte del gruppo dei Sagittari, che successivamente diverranno i Delirium. Un gruppo progressive rock di tutto rispetto, nel frattempo studia e si diploma al Liceo Classico "Andrea Doria" di Genova. Con i Delirium, nello stesso anno realizza il primo disco della sua carriera "Dolce Acqua", prodotto dalla Fonit è sicuramente un buon disco pop melodico con uno stile essenzialmente acustico, pieno di ballate ritmiche per chitarra come ne sono da esempio (Favola o Storia del Lago di Kriss), visto lo stampo progressivo della band, nell'album non mancano dei brani d'ispirazione romantica come (Preludio o la stessa Dolce Acqua), ascoltandolo magari con un'orecchio forse troppo critico mi sento di aggiungere che si può percepire una dedica per il Jazz, forse viste le sonorità ai musicisti (Luis Armstrong e Charlie Parker). La canzone più popolare del disco è "Jesahel", che senza dubbio resta anche una delle canzoni progressive italiane più famose di tutti i tempi, ma solo le successive ristampe del disco in versione cd ne vedono la sua comparsa, visto l'enorme successo che nel 1972 riscuote al Festival di Sanremo, dove giunge sesta. Nel vinile non trova spazio neppure "Canto di Osanna/Deliriana" che fa parte del primo 45 giri del gruppo.



Il disco a mio parere lascia comunque in primo piano la componente melodica progressiva con testi barocchi ed ermetici che con la voce scura e profonda di Fossati si esaltano, molto simile ai primi lavori dei King Crimson e dei Colosseum. Forse il flauto suonato dallo stesso cantante in questo album è a un livello troppo amatoriale ancora. I testi sono tutti scritti da Fossati mentre la firma delle musiche è di Mario Magenta dirigente della Fonit Cetra, che in realtà non aveva affatto partecipato alla realizzazione del disco, ma ne aveva ugualmente firmato i brani poiché all'epoca nessun componente dei Delirium era iscritto alla SIAE in qualità di compositore. Bisogna sicuramente ringraziare "Gigi" per la copertina dell'album che aprendolo tutto sembra un quadro psichedelico con colori acidi che riporta sicuramente la visone del mondo dei ragazzi di quegli anni.



Tracce

Preludio (Paura) - 3:37
Movimento I (Egoismo) - 4:30
Movimento II (Dubbio) - 3:24
To Satchmo, Bird and other unforgettable friends (Dolore) - 5:58 - (Magenta)
Sequenza I e II (Ipocrisia-Verità) - 3:35 - (Magenta)
Johnnie Sayre (II perdono) - 4:47
Favola o storia del lago di Kriss (Libertà) - 4:20
Dolce acqua (Speranza) - 5:47
Jesahel (CD bonus track)

Formazione

Ivano Fossati - voce, flauto
Mimmo Di Martino - chitarra acustica, voce
Marcello Reale - basso
Peppino Di Santo - batteria, voce
Ettore Vigo - tastiere


Il Terzo Lato Del Vinile - Il Sito

mercoledì 8 ottobre 2014

Lettera aperta a Morrissey



Caro Morrissey,
Caro amico, amante, padre, figlio.
Quando mi sono perso e stavo portando me stesso in un baratro profondissimo dal quale non sarei mai uscito, la tua musica mi ha salvato la vita, fin dal primo momento in cui mi ha toccato il cuore, con il ritrovamento del vinile di Strangeways Here We Come.
Da quel giorno non ho fatto altro che ascoltare solo e unicamente Last Night I Dreamt That Somebody Loved Me.
Per molti questa è la canzone più triste mai esistita, io non lo so, so solo che ha preso il mio cuore e l’ha squarciato, aprendolo all’amore. So solo che non pensavo di poter essere capito fino in fondo da un’altra persona.
Ricordo benissimo che la prima volta che l’ho ascoltata rimasi fisso a guardare il vuoto.
Non conoscevo e non conoscerò mai nessuna persona umana in grado di avere la tua stessa sensibilità, sicurezza e disillusione, amore e sarcasmo.
Nessuno ti rimpiazzerà mai nella mia vita.
Non esisterà mai nessuno in grado di potersi definire il nuovo Morrissey.
Di Morrissey, sangue irlandese cuore inglese, ce n’è e ce ne sarà uno per l’eternità.
Vorrei poterti abbracciare e farti capire che io, come molte altre persone, non ti dimenticherò mai.
Ti auguro una lunga vita e comunque ci incontreremo a Roma il 13 ottobre.
Forse per tutte le cose è così. One Day Goodbye Will Be Farewell. Ma quando succederà non so cosa mi succederà.
La vita à un porcile.
Camminerò per Roma e chiederò a Dio di aiutarmi, come hai fatto tu. Andrò a piazza Cavour con la mia solitaria solitudine.
Andrò in cerca di quella Roma che non c’è più. Della Roma di Anna Magnani, di Pasolini, di Fellini.
Ma da quale giorno non sarà più una Dolce Vita.
La vita è un porcile.
La notizia delle tue condizioni mi ha fatto riflettere ancora una volta sul valore della vita e sul poco tempo a disposizione che abbiamo per lasciare un’impronta.
Senza di te la vita è un porcile.

There Is A Light That Never Goes Out, la tua.

Oggi e per sempre.

Please remember I love you.

Davide


Il Terzo Lato Del Vinile - Il Sito



mercoledì 1 ottobre 2014

La Crisi Della Musica (Italiana)



Quando il vinile era la musica gli artisti erano artisti.
Ora sarebbe assurdo pensarla così, ma dall’avvento dei compact disc, dagli anni novanta, la musica italiana ha raggiunto un declino inesorabile.
Fino agli anni ottanta, quando un disco era un vinile e un vinile era un album, gli artisti italiani si scontravano contro i grandi colossal musicali internazionali, soprattutto inglesi.
Fare una classifica di vendite in Italia non è mai stato facile e non ci sono mai fonti sicurissime, ma si può individuare con più di qualche certezza la musica più popolare che circolava all’epoca.
I Police erano il massimo e in particolare i primi due dischi di Sting, The Dream Of Blue Turtles e …Nothing Like The Sun, riscossero un enorme successo nello stivale.
The Wall dei Pink Floyd o The Joshua Tree degli U2, o un qualsiasi disco dei Dire Straits, se andate a cercare in soffitta o in cantina, scoprirete di averlo anche voi.
Il sound d’oltremanica non è mai stato roba per noi, ma la musica italiana all’epoca doveva considerare che l’ascoltatore medio era influenzato dai Queen, dagli Eagles, dai Simply Red, dai Led Zeppelin o dai Simple Minds.
Non è un caso che i più grandi album italiani siano contemporanei alle mitiche pubblicazioni internazionali.
Ancora oggi si parla di La Voce Del Padrone di Battiato. Di Tregua di Renato Zero. La Vita è Adesso o Oltre, entrambi di Claudio Baglioni possono essere considerati la guida per un concept album all’italiana.
C’era Venditti e Segreti o In Questo Mondo Di Ladri di Venditti, per non parlare di Lucio Dalla, dei primi dischi di Vasco Rossi, o di Burattino Senza Fili di Edoardo Bennato.
C’era molta più attenzione ad incidere le canzoni nello studio di registrazione.
Poi le canzoni non vennero più incise, ma masterizzate su cd e iniziarono a circolare le prime brutte copie dei grandi cantanti italiani. Vedi Giorgia. Vedi Biagio Antonacci. Vedi Laura Pausini. Tutta gente con una bella voce, ma se ascoltiamo solo la voce ascolteremo solo e per sempre Whitney Houston e altre poche eccezioni.
Artisti che è difficili definirli tali. Gente che non ha niente da condividere con mezza piuma del primo Renato Zero. Gente che dovrebbe cantare nei locali e far ascoltare la voce.
Ma l’arte della musica non è roba per loro.
Oggi neanche più il cd ha un valore, con l’avvento del formato digitale. Ed eccoci catapultati in un abisso profondo. Vasco Rossi è morto e non se n’è accorto, è diventato la cover di sé stesso. Forse è lui che non sa più che ore sono, visto che continua a fare concerti per tutta Italia a 60 euro a biglietto senza nemmeno avere l’accortezza di registrare un album.
 Ligabue sembra diventato un grande rocker, un grande maestro di vita e di buoni sentimenti, quando non lo è mai stato; escludendo i primi due/tre dischi in cui aveva qualcosa da dire, anche lui è diventato la cover di sé stesso.
Tiziano Ferro era partito bene. Aveva quasi fuso il rap con la canzone italiana in un mix ben riuscito, ma poi anche lui ha smesso di produrre musica per finire nel banale.
Gli 883 si inventarono un genere che Max Pezzali non ha mai avuto la forza di portare avanti. Stessa sorte per gli Articolo 31, il primo rap italiano insieme a Jovanotti, J-Ax prima dello scioglimento del duo e in seguito da solo ha re-inventato sé stesso e la sua musica in una sorta di rap and roll. Lorenzo ha spaziato molto tra il rap, il pop e l’elettronica, diventando un grande sperimentatore.
L’ultimo disco italiano degno di nota è proprio il mitico …Squerez? dei Lùnapop, in cui Cesare Cremonini fuse la musica teen, il brit pop, e la musica italiana.
Cesare Cremonini forse oggi è l’unico cantautore di un certo livello che abbiamo.
Stendendo un velo pietoso sul fenomeno Gigi D’Alessio ti accorgi che, parafrasando Ligabue, il peggio deve ancora venire.
È l’epoca di Amici di Maria De Filippi, di X-Factor e degli altri talent show.
Palcoscenici dove si mischia saper fare una cosa da saperla inventare.
Si parla di Emma, di Alessandra Amoroso, di Giusi Ferreri di Marco Carta. Dei Modà.
Non c’è bisogno di ulteriori parole.

Ma io mi rivolgo a tutti coloro che sono stufi che nelle radio trasmettano questa musica spazzatura, che sono stufi di essere presi in giro. Che hanno bisogno di ascoltare qualcosa di nuovo e di vero.
E non credete che prima erano altri tempi, che la musica non è più come prima. È vero che tra il 1970 e il 1990 c’è stata una generazione di geni, ma secondo voi se il nuovo Jimmy Page nascesse in Italia oggi riuscirebbe a sfondare?
Le etichette discografiche e i programmi radiofonici e televisivi potranno continuare a passare i loro finti artisti lucrando sull’ignoranza della gente che spende soldi per comprare i dischi o per andare ai concerti.
Questa non è musica è un business che alimentiamo noi stessi quando invece dovremmo dire basta.
Spegnete la radio. Bruciate la televisione. Andate in giro nei locali. O comprate la musica indipendente.
È ognuno di noi che alimenta questa crisi musicale con il silenzio e con i suoi soldi.
Questa è gente che non ha niente da dire.
Osanniamo le persone sbagliate.
La musica è un’arte come la pittura e l’architettura, e tutto si riflette sull’economia e sulla politica.
Siamo in crisi in tutti i sensi.
Ma il cambiamento parte da noi.
Smettiamola di farci prendere in giro.
Siamo molti di più di quanto pensiamo.


PEOPLE HAVE THE POWER