lunedì 4 febbraio 2013

I Rush in 2112

Il Terzo Lato Del Vinile - Il Sito

L'altro giorno al Music Day Roma - 4^ Giornata del Collezionismo Musicale, ho comprato questo disco per condividere con voi lettori l'importanza che assume ancora oggi questo vinile nella musica.
Correva l'anno 1976, l'anno di uscita di 2112, che diventerà uno dei "gioielli" dei Rush. Finalmente la band Canadese poteva con questo disco, distaccarsi definitivamente dal ruolo di gruppo-scia dei Led Zeppelin. I Rush decidono di cambiare rotta, non a caso questo disco lo si può considerare il primo album del periodo "progressive" della band, che include dei brani di enorme successo come Ouverture,  Discovery e Soliloquy, pezzi dalla caratura progressiva insolita, visto che la matrice dominante dell'album è sicuramente l'hard rock. Anche la suddivisione in brani si avvicina molto a quelle dei gruppi progressive, con un brano, la suite 2112, occupa un intero lato del vinile. Ma con questo gruppo è normale visto che nel corso degli anni hanno saputo rinnovare di continuo il loro stile, lasciando che nella loro musica confluissero anche le tendenze musicali del tempo. Alla fine la loro discografia può essere divisa in un certo numero di cicli, solitamente scanditi dalla pubblicazione di live album che chiudono un ciclo e riaprono il successivo; tutto in maniera molto graduale lasciando che determinate caratteristiche musicali mutino. Anche 2112 in fin de conti è un''evoluzione di Caress of Steel, riuscendo a creare un qualcosa di impegnativo e unico percepibile sopratutto nel brano Soliloquy dove, la voce di Geddy Lee, i tecnici assoli di Alex Lifeson e la batteria di Neil Peart creano le atmosfere spaziali che fanno da sfondo a una storia ambientata in un futuro antiutopico in cui la musica è stata bandita. E' di sicuro da sempre considerato uno dei migliori album del trio canadese, talmente importante da essere inserito ad esempio nel film School of Rock, dove il protagonista interpretato da Jack Black assegna a uno dei suoi studenti, batterista, il compito di ascoltare 2112, affermando che Neil Peart è uno tra i migliori batteristi al mondo, e poi anche nel celebre gioco per console Guitar Hero: Warriors of Rock, dove è presente l'intera suite 2112. Inoltre la canzone, per la prima volta nella serie, ha una precisa funzione ai fini della storia principale del gioco, quando i primi quattro "guerrieri del rock" si accingono a prendere la chitarra leggendaria. Tra le varie parti del brano, oltretutto, vengono proposti dei filmati che hanno l'intento di narrare al meglio la storia della canzone.
Un disco importantissimo che merita di essere risentito di continuo da tutti gli appassionati del genere e non, un disco che vale un bel 8/10. Vi lascio dicendovi che sul retro della copertina appare per la prima volta un simbolo che diventerà poi uno dei loghi storici del gruppo, un uomo nudo di schiena di fronte a un pentacolo.


Tracce
1-2112 - (20:34)
 I) Overture - (4:32)
 II) The Temples of Syrinx - (2:13)
 III) Discovery - (3:29)
 IV) Presentation - (3:42)
 V) Oracle: The Dream - (2:00)
 VI) Soliloquy - (2:21)
 VII) Grand Finale - (2:14)
2-A Passage to Bangkok - (3:34)
3-The Twilight Zone - (3:17)
4-Lessons - (3:51) (Lifeson)
5-Tears - (3:31) (Lee)
6-Something For Nothing - (3:59)
Musiche di Lee/Lifeson. 
Testi di Peart tranne dove indicato
Delux editionEdizione delux pubblicata il 18 dicembre 2012 in diverse versioni (cd + DVD, cd + blu ray oppure cd + blu ray e libretto a fumetti), essa presenta:
la copertina rivisitata, molto differente da quella originale la versione rimasterizzata in versione 5.1 delle tracce originali versioni live inedite dei brani Overture, The Temples of Syrinx (Northland Coliseum, Edmonton – 25 giugno 1981) e A Passage to Bangkok (Manchester Apollo,
Manchester – 17 giugno 1980) artwork ampliato, arricchito da foto inedite, note aggiuntive, racconti a fumetti legati ad ogni traccia, testi manoscritti da Neil Peart.

Formazione
Geddy Lee - basso, voce
Alex Lifeson - chitarra
Neil Peart - batteria e percussioni
Musicisti addizionali
Hugh Syme - mellotron in Tears

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