Ad oggi si
parla con troppo accanimento di una band che ha scritto le pagine più belle
della storia della musica.
Forse le
critiche derivano dall’invidia di molti critici e colleghi che non potranno mai
essere grandi quanto gli U2.
Si prova
vergogna per l’idea geniale di pubblicizzare un disco su iTunes, scaricabile
gratuitamente da tutto il mondo. Ci si indigna se il precedente tour è stato
visto da mezzo mondo e non verrà mai superato da nessuno.
Si esagera
dicendo che sono solo una macchina da soldi.
Questa più
che una recensione è una riflessione su Songs Of Innocence, sia per il
clamore generato da questa pubblicazione online, sia perché per comprendere un
disco degli U2 ci vuole parecchio tempo.
E allora
ripercorriamo le tappe di questa band negli ultimi anni. Secondo molti (e anche
secondo me) è avvenuto sulla soglia del nuovo millennio un declino o una crisi
d’ispirazione.
All
That You Can’t Leave Behind (2000) è un disco troppo grigio, un disco
troppo poco schierato, un disco che forse arriva alla sufficienza e non di più,
ma allo stesso tempo contiene due delle canzoni più belle in assoluto Walk On e Kite, e singoli che hanno scalato le classifiche di tutto il mondo
come Beautiful Day, Elevation e Stuck In A Moment You Can’t Get Out Of. Il mitico unforgettable fire è solo un ricordo, ma
ad oggi, questo disco ha venduto più di dodici milioni di copie.
Qui parla la storia.
How
To Dismantle An Atomic Bomb (2004) è il tentativo di tornare alle origini
ed è sicuramente migliore del precedente nella sua globalità. Il mito ritorna in canzoni come: Yahweh e Original Of The Species, nella stessa Vertigo o in Miracle Drug
e All Because Of You. Sometimes You Can’t Make It On Your Own
è una struggente emozione tirata fuori con dolore per la morte del padre di
Bono, il motivo per cui la bomba è stata innescata.
City Of Blinding Lights da molti
criticata è e rimane una canzone magica.
Ad oggi How To Dismantle An Atomic Bomb ha
venduto 10 milioni di copie.
No Line
On The Horizon (2009) avrebbe potuto essere il capolavoro degli ultimi
U2 (ed io lo considero come tale) anche se si perde nell’imbarazzante primo
singolo Get On Your Boots e in I’ll Go Crazy If I Don’t Go Crazy Tonight,
troppo auto celebrativa.
Il trittico
d’apertura è straordinario: No Line On
The Horizon, Magnificent e Moment Of Surrender emozionano e catturano come i grandi classici,
e le altre come White As Snow, Breathe o la conclusiva Cedars Of Lebanon non sono di certo
inferiori.
Dopo cinque
lunghi anni di attesa gli U2 pubblicano Songs Of Innocence e se ne parla a
sproposito.
Come già
detto non voglio parlare del disco ma di come sia stato recepito dal mondo.
Si critica
la band che ha scritto Where The Streets
Have No Name e One su due piedi. Senza
aver nemmeno voluto comprendere le
nuove canzoni e il messaggio.
Ma alla fine
gli U2 che cosa hanno fatto per meritarsi questo odio?
Fanno concerti
solo dopo la pubblicazione di un disco. In oltre trent’anni di carriera hanno
pubblicato tre raccolte (due divise per decadi, ed una per raccogliere i loro
migliori singoli).
Molta gente
al posto degli U2 farebbe un disco (o centinaia di raccolte) ogni anno e
scucirebbe parecchi soldi ai propri fan.
Gli U2 erano,
sono e saranno un gruppo, in cui la somma è più grande delle singole parti.
Sono l’unica
band a non aver mai cambiato membri per così tanto tempo.
E poi c’è
gente che li paragona ai Coldplay, ai Killers, agli Interpol o ai Black
Keys, che (con tutto il rispetto) non hanno e non avranno mai quell’epicità,
cosi come altre band consolidate contemporanee, che oltre ai concetti e alle
dichiarazioni di intenti non raggiungeranno mai i livelli dei quattro
irlandesi.
Bruce
Springsteen disse che gli U2 sono l’ultima band di cui verranno ricordati i
nomi di tutti i componenti, ed è proprio così. E questo disco è la riscoperta
di quelle band di cui ricordiamo i nomi.
Non mi
sembra molto difficile da capire, addirittura c’è chi critica agli U2 di essere
troppo giovani o giovanili, scordandosi che Bono e gli altri non saranno mai un
cimelio del rock per loro stessa natura.
Gli U2 non
sono i Rolling Stones e mai lo saranno.
Poi certo se continuiamo a passare per radio
Gianna Nannini e la sua brutta copia Emma, l’ennesimo pianto di Laura Pausini e
i Modà di Kekko, se continuiamo a credere che Vasco Rossi sia un mito anche se
fa decine di date ogni anno con un singolo, se continuiamo a pensare che
Ligabue sia un grande artista e che i Dear Jack siano il nuovo rock italiano
allora è ovvio che le orecchie non arriveranno mai agli U2, ma nessuno giudica nessuno. Credo ci
vorrebbe un po’ di rispetto e di apertura mentale prima di aprire bocca o
scrivere articoli insulsi.
Voi continuate
a comprare i dischi di questa gente.
A pensare che le nuove band siano migliori
degli U2.
A schifarvi
di fronte all’operazione di marketing.
Io mi ascolto gratis Songs Of Innocence.
YOU DON’T WANNA KNOW
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