venerdì 19 settembre 2014

Il Terzo Lato Del Vinile intervista Moseek

Il Terzo Lato Del Vinile - Il Sito

Il Terzo Lato Del Vinile intervista Moseek. Undici domande come undici sono le tracce di Leaf, straordinario disco spiegato perfettamente dalla sua stessa cover: il bosco alle spalle è il simbolo del rock tradizionale, mentre la pedana futurista è il sound più elettronico.
 Vi consiglio vivamente di ascoltarlo e vi auguro una buona lettura.



01// Leaf oscilla come una foglia tra revival new wave e post-punk con sonorità elettroniche contemporanee. Il sound era già nella vostra testa o ci siete arrivati in modo graduale?
L'idea del sound era nella nostra testa da tempo, ma realizzare determinati suoni comporta studio e un'approfondita conoscenza di alcuni strumenti nello specifico. Nel tempo abbiamo scoperto tecnicamente come potevamo mettere in pratica le nostre idee e la sperimentazione è sempre in divenire, al punto che oggi, nella dimensione live siamo ancor più elettronici rispetto al disco.


02// Dopo molti ascolti posso dichiarare di vedervi come i Siouxsie And The Banshees del futuro. Quali gruppi hanno influito di più nella vostra musica?

Sicuramente i Siouxsie And The Banshees hanno una parte rilevante nella nostra formazione. La nostra adolescenza l'abbiamo passata ad ascoltare i Radiohead, Pearl Jam, i Muse e i NIN, e amiamo progetti che mescolano il rock all'elettronica, abbiamo una grande passione per i Blonde Redhead, Röyksopp, MGMT, Daft Punk, Gossip, Woodkid, Alt J, the Cure. E nei nostri cuori regna Michael Jackson.


03// Nella title-track Leaf c’è un verso da sottolineare: There’s no pains for “my brother”... strange this name for everyone. Quanto è importante questa canzone?
Il testo è senza dubbio molto sentito, dedicato a due grandi "amori" della mia vita, in cui descriviamo una certa inadeguatezza nella gestione dei sentimenti.


04// And I know more or less a few words / And less than ever in my kitchen and room / Like trees shed their leaves in autumn, questi sono i versi finali di A Room & A Kitchen che sembrano rievocare l’ungarettiano Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie, è un caso?
Assolutamente no! Mi son permessa (Elisa) di citare Ungaretti perché questo concetto rappresentava a pieno lo stato d'animo di quel periodo, di quando ho scritto questa canzone.


05// Something To Dig è un’altra canzone che merita menzione, ed è probabilmente il pezzo più duro insieme alla conclusiva Steal-Show. Il testo è un percorso psicologico che prima mette in dubbio e infine porta al cambiamento. Quanto avete scavato dentro per scriverla? 
Mettere in musica un determinato pensiero o stato d'animo è come analizzarsi e, buttando fuori ciò che si ha dentro, necessariamente si dà un nome alle cose e sembra quasi che così si debba mostrare il fianco. E questa cosa succede prima di tutto quando si fa ascoltare per la prima volta un pezzo ai tuoi compagni, voce e chitarra. Sono momenti molto intimi, bisogna scavare tanto per continuare a suonare insieme, bisogna scavarsi l'un l'altro.


06// “Answers, Are Not Ready Yet!”. Steal Show conclude Leaf con un grande punto interrogativo.

Dopo sette mesi dalla pubblicazione del disco avete trovato qualche risposta in più?
Sicuramente in questi mesi, anche grazie ai live del tour di promozione che abbiamo fatto, ci si è visualizzata sempre più chiara la direzione sonora che stiamo intraprendendo. Abbiamo sempre più contaminazioni elettroniche o che strizzano l'occhio al tribale, atmosfere oniriche e solenni caratterizzano le nostre nuove produzioni. Stiamo capendo come approcciarci al pubblico di volta in volta, abbiamo avuto delle conferme, e la vendita dei dischi ai concerti è una di queste. Ogni giorno ne troviamo almeno una di risposta e troviamo almeno altre 10 domande da porci. 


07// La struttura del disco è corposa e continua: Leaf e Numbers introducono, Bad Things rompe, Mr. Benson ricuce, Pills e A Room & A Kitchen liberano, How To Believe apre, Something To Dig oscura, In Sleepers e Blunder indignano, Steal-Show spera. Sembra che abbiate speso molto tempo per l’ordine delle canzoni o il risultato è casuale?
Niente è casuale, un po' per ricollegarci alla risposta precedente, ogni cosa è legata strettamente alla musica, dall' artwork dei dischi, alle foto, all'immagine in generale dell'artista. La scelta della tracklist fa parte di questo aspetto da non lasciare al caso.


08// Parafraso ed allargo la domanda che vi ponete in Blunder: you survive by yourself you get your head broken to get along and ... what else?
Quanto vi sentite più grandi della somma delle vostre parti suonando insieme in un gruppo?
Suonare insieme è il nostro valore aggiunto. Tutti e tre abbiamo suonato con tanti altri musicisti, la sintonia è un elemento fondamentale che va oltre la capacità tecnica, oltre l'età, oltre lo studio. Non si impara da nessuna parte. Succede e basta. Suonare in sintonia in una band è una fortuna molto grande, perché significa che non ci sarà mai nessuno che rema contro.


09// Leaf è uno strano titolo ma se si ascolta bene il disco è tutto chiaro. I testi e la musica si muovono tra speranze e delusioni, tra rock ed elettronica. Dove il vento porterà la foglia in futuro?

Il vento porterà la foglia in un contesto molto meno terreno, si allontana un po' dall'approccio rock classico del disco e verterà in un contesto meno tangibile, più etereo, sognante. Suoni e parole suonano meno "tormentone" e il tutto verrà raccolto in un nuovo album, con nuovi video e nuove immagini.


10// Nel vostro percorso avete incontrato I Ministri, Tre Allegri Ragazzi Morti, Linea 77, Perturbazione e altri. Che cosa avete “rubato” a questi gruppi?
La perseveranza, la gestione del palco prima di suonare, e ad uno di questi, un cavo jack ... ma per sbaglio.



11// La copertina sembra portare in un bosco magico, è un luogo dove si possono trovare ancora i vinili e i giradischi?
Senza dubbio! Il bosco magico rappresenta le nostre radici, il nostro background, l'approccio al rock più classico. Siamo un po' dei nostalgici, compriamo i dischi nei negozi ancora oggi, ci piacciono i vinili che suonano sui giradischi, e pensiamo anche che si possa diventare un "musicista" per lavoro!



Intervista di Davide Di Cosimo

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