La passione
per i Simple Minds nella mia casa è una tradizione di padre in figlio. Già
perché mio padre prima di chiudersi con Claudio Baglioni, prima della mia
nascita, di musica internazionale e rock ne sentiva parecchia, e i Simple Minds
per lui sono sempre stati i migliori, più degli U2, dei Police e di Sting, più
dei Dire Straits o degli Smiths.
Anni fa
stavo spulciando una vecchia collezione di dischi e mi imbattei in Street Fighting Years, forse il disco
più mitico del gruppo di Glasgow (solo per citare alcune canzoni: Mandela Day, Biko, This Is Your Land, Let It All Come Down), e da quel
momento iniziò un grande rapporto di amicizia immaginaria con Jim Kerr.
Venticinque
anni dopo, io e mio padre siamo alla cavea dell’Auditorium per ascoltare
entrambi per la prima volta i Simple Minds.
L’atmosfera
è molto nordica. A Roma la pioggia scende per tutto il pomeriggio. Vincenzo
Nibali vince il Tour de France con grande umiltà e ricorda nei cuori di tutti
la memoria dell’ultimo italiano campione di Francia, Marco Pantani.
Tutto fa
presagire ad una data che rimarrà nella storia e dato che anche il tempo
meteorologico è galantuomo al crepuscolo le nuvole se ne vanno.
La cavea è
piena quando il gruppo entra e canta le prime canzoni.
Dopo una
prima parte molto solenne Jim Kerr ritorna completamente vestito di nero e
dice: Adesso ci alziamo tutti in piedi,
prima era un concerto per mia nonna!
Parecchi di
voi sapranno che sia Kerr che Burchill hanno vissuto parecchi anni in Italia,
uno in Sicilia l’altro a Roma, questo spiega l’ottima conoscenza della lingua
italiana.
La seconda
parte del concerto comprende i pezzi più significativi del gruppo come Don’t You (Forget About Me), Alive And
Kicking e Sanctify Yourself.
Tutti sono in piedi, tutti ballano come in una discoteca.
Tutti si
lasciano andare e io mi giro verso la gente e vedo il divertimento e la
nostalgia di un’epoca mai dimenticata e non così lontana infondo.
I momenti
più solenni sono stati Dolphins,
straordinaria canzone dall’album Black
& White 050505, e proprio una di Street
Fighting Years, forse una delle migliori in assoluto dell’intera
discografia del gruppo, Let It All Come
Down.
Chiude tutto
Sanctify
Yourself del 1985, che oggi assume ancora maggior valore di fronte a tanti
sognatori in
giovinezza.
Non si può fermare il mondo per un ragazzo o
una ragazza
Dolci vittime di circostanze povere
Ma si può riversare amore, spazzando
dall’alto
Dare speranza e creare più possibilità
Bene, spero e prego che forse un giorno
Tu tornerai qui e mi mostrerai la strada
Controlla te stesso, l’amore è tutto ciò che
ti serve
Controlla te stesso, apri il tuo cuore
Apri il tuo cuore
Santifica te stesso, Santifica te stesso
Santifica te stesso, renditi libero
Guardando i
cuori negli occhi lucidi dei più anziani
fan dei Simple Minds capisci che certi gruppi non sono solo gruppi, che certe
canzoni non sono solo canzoni, che certe emozioni, certe sensazioni, ti
commuoveranno sempre, sia a vent’anni che a cinquanta.
Questa è la
potenza che sprigiona la musica dei Simple Minds.
E le parole
ironiche di Jim Kerr seduto sul palco acquistano un significato più commovente
e vero di una semplice risata.
Minchia… so grasso
Minchia… so stanco
Minchia.. so vecchio
Ma quelli come noi non invecchiano mai
sono sempre giovani
(video liberamente condiviso dall'utente youtube
)
Simple Minds
27-lug-2014, Cavea Auditorium, Roma ,Setlist:
Waterfront
Broken Glass Park
Love Song
Mandela Day
Hunter and the Hunted
Promised You a Miracle
Glittering Prize
Imagination
I Travel
Dolphins
Theme For Great Cities
Dancing Barefoot (Patti Smith cover)
Let the Day Begin (The Call cover)
Someone Somewhere In Summertime
See The Lights
Don't You (Forget About Me)
Big Music
New Gold Dream (81-82-83-84)
Let It All Come Down
Alive and Kicking
Sanctify Yourself
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