Scena da film. Un pullman. Una valigia. Evasione. Una ragazza. Mille idee che navigano per la testa e una sola via da percorrere. E' l'ultimo giorno dell'anno e questa è un'altra mia storia.
Sono sull'autobus per andare a festeggiare da una ragazza che è tutto al di fuori di un'amica, una sorella, gemella, di cuore. Sono sul mio sedile e ad accompagnarmi i pensieri di un anno intero. Mi sono sempre chiesta perché la gente si sentisse inconsciamente entusiasta per un giorno, una mezzanotte così. Ma queste sono le conseguenze dell'essere un INIZIO. Le aspettative, e soprattutto le speranze. Capodanno è il giorno delle seconde opportunità, come mi suggeriva qualche sera fa uno smielato e classico film americano con mille attori famosi riuniti in una pellicola per il boom cinematografico (quantità vs qualità)..Eppure aveva ragione: è il giorno delle seconde opportunità che la vita ci ripropone per farsi amare un po' di più. Quelle che ci fanno credere ai Domani migliori e alla possibilità di poterci sempre mettere in gioco.
Cavolo, ho così tanti pensieri, e non so dirli con parole sonore. Inizio a rovistare come una pazza isterica nella borsa...come se avessi paura di vederli evaporare dalla mia testa. Ecco la mia agenda, ma la delusione mi coglie impreparata. Non ho una penna. Vorrei poter dire che questo abbia placato il mio flusso di pensieri. La realtà è che da eterna positiva, quale sono, ho deciso di riflettere ancor di più, fino a salvare quelle lettere nella mente e nel cuore, in un punto centrale e cardine da cui non sarebbero più potute fuggire.
Mi guardo intorno. Sono circondata da persone. Vorrei sentirmi parte di quel popolo di gente che vuole festeggiare come si deve e prende una borsa, vi mette dentro abiti e sogni, e parte. Ma loro sono tranquilli. Non hanno oceani di pensieri che gli pervadono l'anima. Mi viene in mente quel concetto di NORMALITA', che avrei voluto sentire mio ogni tanto.
Da quando ero piccola avevo preso l'abitudine inconscia di pensare sempre più degli altri, e per giunta "a modo mio". Mio nonno mi ascoltava tra la gente, mi fissava ed esordiva con ironia: "Lei ha un modo tutto suo di pensare, di vedere il mondo". Solo dopo ho capito che quello fosse per lui un motivo di stima, una caratteristica che ci rendeva simili. La voce fuori dal coro. La libellula che vuole volare da sola..
Crescendo non sono cambiata di una virgola. Non credo che il 2015 riuscirà a fare diversamente.
E allora mi viene in mente un altro excursus ancora..
Una persona mi viene a trovare. Una persona speciale, di quelle che ritrovi per "caso", buttata lì dal destino. Una di quelle con cui riesci a sentirti meno solo. Vogliamo fuggire tutti e due in questo momento, e sappiamo trovarci nello stesso posto. Siamo di fronte alla Basilica di San Paolo a Roma. E come nostro solito ci guardiamo e iniziamo a sputarci tutto addosso. E' una tale libertà. Senti il cuore più leggero e vedi la bellezza della "stranezza" che ci circonda. Italo Svevo ne La Coscienza di Zeno si analizza, si interroga e dubita sempre di sé. Finché non arriva a capirsi, ed allora cambia tutto...è l'unico Sano in una società malata, in una società di pazzi uguali e normali. Mi è sempre piaciuto quel libro, da egocentrica q.b. l'ho sempre sentito un po' mio.
E questa è la sensazione che provo. Con orgoglio e purezza, strana. Ma c'è sempre un prezzo da pagare. La solitudine di chi conduce una vita diversa. Ma io ho Ni, e così per questo attimo mi sento meno sola nell'urlare al mondo. Di fronte a quella maestosità mi guarda, e mi dice, nel suo modo sempre troppo buffo, "Io e te siamo due numeri primi. Non c'è niente da fare. Questo mondo non ci comprende. Questa è LA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMI".
2.760.889.966.649. Mattia.
2.760.889.966.651. Alice.
Due numeri primi gemelli.
Mattia e Alice. Infanzie caratterizzate da traumi personali e solitudine. Adolescenza: autolesionista lui; anoressica lei. Un'intelligenza inarrestabile lui, una sensibilità fuori dagli schemi umani lei. Nella solitudine che li caratterizza, riescono a trovarsi. Vanno ad una festa e tra loro nasce un'amicizia speciale. Un riparo dal mondo esterno, dove ogni volta tornano a rifugiarsi.
"Parlavano poco, ma trascorrevano il tempo insieme, ognuno concentrato sulla propria voragine, con l'altro che lo teneva stretto e in salvo senza bisogno di tante parole".
Ma la vita spesso ha un piano più beffardo di quello che le speranze delineano, e le strade dei due dopo un bacio si dividono.
"Due numeri primi, separati da un solo numero pari, vicini ma mai abbastanza per toccarsi davvero."
Si ritrovarono solo qualche anno più tardi. Matematico lui. Fotografa amata ma sterile lei. Nel turbine di emozioni da recuperare. Fautori di due vite diverse e di un'anima sola allo stesso tempo. Fino all'inevitabile Solitudine.
Lontani ma vicini. Uniti da un filo invisibile, inspiegabile, inamovibile. Si mettono a nudo, si comprendono. Si amano. Si specchiano. Ma la solitudine li pervade al punto tale di separarli.
Lontani ma sempre più vicini, al cuore. Destinati ad essere soli, senza mai esserlo davvero. Diversamente soli. Diversamente grandi. Diversamente numeri... e finalmente una consapevolezza.
"Mattia era lontano. Fabio era lontano. La corrente del fiume produceva un fruscio debole e sonnolento. Si ricordò di quando era distesa nel canalone, sepolta nella neve. Pensò a quel silenzio perfetto. Anche adesso, come allora, nessuno sapeva dove lei si trovasse. Anche questa volta non sarebbe arrivato nessuno. Ma lei non stava più aspettando. Sorrise verso il cielo terso. Con un po' di fatica, sapeva alzarsi da sola."
Paolo Giordano scrive questo suo primo romanzo nel 2008. Vincitore del Premio strega e del Premio Campiello, riscuote da subito un gran successo. Nello stesso anno si accapparra il sesto Premio letterario Merck Serono. Nel settembre 2010 nasce l'omonima pellicola, diretta da Saverio Costanzo.
Scrittura scorrevole e lineare. Un viaggio tra lettere e numeri. Romanzo di formazione, che vede un lettore accompagnare la vita dei due protagonisti fino a sentirla propria, in una piccola o grande parte. Questo forse ha portato il libro ad un tale successo. Il fatto che tutti a nostro modo ci sentiamo diversi e soli tra le persone. In un certo senso tutti lo siamo. Matematicamente abbiamo tutti un dato comune e non trascurabile, ci dividiamo tutti per noi stessi..
Vorrei saper spiegare come, ma temo che non ci siano parole più adatte di quelle che lo scrittore sopra citato abbia usato. Un vero e proprio viaggio di formazione della coscienza e rivalutazione della solitudine.
Per i numeri che si dividono per milioni di altri e si moltiplicano per ancora di più.
Per i numeri primi, soli unici... ma infiniti!
Nessun commento:
Posta un commento