Non ho davvero nessuna intenzione di essere
frainteso con le parole di questo disco. Un sacco di gente ha scritto, riguardo
al primo album, dicendo cose che erano molto poetiche ed interessanti, ma
assolutamente imprecise.
IPSE DIXIT Morrissey
Come spesso
mi capita, il sabato pomeriggio sono da Edo. Ci prendiamo un caffè e parliamo
di Terzo Lato. Tra i dialoghi trovo un libro di tante pagine e inizio a
sfogliarlo. Ci sono tantissimi aneddoti sul mondo della musica e ne trovo uno
su Johnny Marr, che riporto di seguito.
Londra, Inghilterra - 23 febbraio 2010
L’ex chitarrista degli Smiths Johnny Marr, è
al settimo cielo: davanti alle telecamere dellaBBC dichiara di aver ritrovato
la sua sei corde preferita, una Gibson SG rosso ciliegia del 1964 (valore
stimato 30mila sterline).
Era stata rubata dieci anni prima dopo un
concerto. Il colpevole del furto, il trentottenne Stephen White preso grazie a
una soffiata, ha raccontato alla polizia londinese di essersi intrufolato nel
backstage del music club Scala (a Kings Cross) dopo un concerto nel 2000.
“Mi vergogno profondamente di quello che ho
fatto”, ha dichiarato, “provo solo disgusto per me stesso”.
La chitarra di Marr è rimasta esposta nel
salotto di casa White per tutto questo tempo, mostrata con vanto ed orgoglio a
visitatori, amici e curiosi.
Come attenuante, il fan disonesto ha
raccontato a polizia e media che, quella di dieci anni fa, era stata una notte
di bagordi. Ricorda di aver ingerito un mix di antidepressivi, stupefacenti e
alcol, e di aver (poco dopo) perso il controllo delle proprie azioni.
La scomparsa del suo strumento preferito
aveva profondamente turbato Johnny Marr. Pur di riavere la sua Gibson le aveva
provate tutte. Inclusa una lauta ricompensa per chi riusciva a fornire qualche
informazione utile al ritrovamento. Poi la resa. Per anni, Marr è stato
convinto che gli autori del furto fossero ladri professionisti e che la sua
Gibson fosse ormai irrintracciabile. Venduta a chi sa chi e chi sa dove.
Oggi, la stringe tra le braccia come fosse
una figlia.
È così felice da rinunciare a qualsiasi
azione legale contro Stephen White che, per altro, viene condannato a duecento
ore di servizi sociali.
Il 23 febbraio è un giorno fortunato per gli
Smiths.
Esattamente venticinque anni fa (il 23
febbraio 1985) usciva MEAT IS MURDER (la carne è un delitto), un album che
aveva portato la rock band di Manchester al primo posto delle classifiche
inglesi. Paradossalmente, proprio in questo lavoro, gli Smiths prendono una
posizione politica più radicale che mai. E lanciano la campagna “pro-vegetaria”
annunciata dalla stessa title track e che vede Morrissey (vegetariano convinto)
arrivare a proibire, al resto del gruppo, di farsi fotografare mentre mangiano
carne.
Il libro,
che consiglio a chi vuole scoprire tante curiosità sui personaggi della musica,
si chiama Rock Files – 500 storie che
hanno fatto storia di Ezio Guaitamacchi, ed è per me un buon pretesto per
parlare di un altro disco a cui sono affezionatissimo, Meat Is Murder.
Il disco è
una presa di posizione continua, a partire dalla copertina, un immagine tratta
dal documentario In The Year Of The Pig
di Emile de Antonio,del 1969. La scritta originaria sull’elmetto del soldato
era Make War Not Love, poi modificata
in Meat Is Murder. Nella versione LP
la foto è ripetuta quattro volte, mentre in quelle CD e musicassette una volta
soltanto.
Morrissey la
spiega così: E’ il nesso che sento a
proposito dei gruppi animalisti che drammaticamente non fanno alcun progresso
perché la maggior parte dei loro metodi sono molto pacifici, escludendo una o
due cose. Mi sembra che quando qualcuno tenta di cambiare le cose in maniera
pacifica, in realtà sta solo perdendo il suo tempo. E mi sembra che ora come
ora, l’immagine della copertina dell’album illustra, spero, l’unico modo che
possiamo usare per sbarazzarci di cose come l’industria della carne, o come le
armi nucleari, ed è davvero quello di dare alle persone un assaggio della loro
stessa medicina.
Le incisioni
su questo disco sono: ILLNESS AS ART
e DOING THE WHYTENSHAWE WALTZ,
Whitenshawe dovrebbe essere un posto molto familiare a Johnny Marr.
Le danze o
meglio le riflessioni si aprono con The
Headmaster Ritual, ripresa anche dai Radiohead, un attacco senza mezzi
termini alla brutalità delle scuole di Manchester. Il testo ha dei riferimenti
biografici e Moz in un’intervista del tempo confessa: Se facevi cadere una matita venivi picchiato a sangue. Era un clima
molto aggressivo. Era come se l’unica attività degli insegnanti fosse quella di
frustare gli allievi, cosa in cui riuscivano da esperti. Ed ancora: Ho frequentato una scuola che alla fine ha
ottenuto l’attenzione generale per essere la scuola più brutale del paese per
punizioni capitali. Era davvero una scuola assurda, frequentata da ragazzi
della classe operaria, e la sola cosa che potevi fare erano lavori in legno.
Naturalmente quando lasciavi la scuola andavi a lavorare in qualche fabbrica o
giù di lì. Non c’era possibilità di parlare bene o di leggere libri. Ricordo
una volta in cui agli allievi fu chiesto di scrivere del proprio libro
preferito ed io scrissi del dizionario. Ricordo di essere stato quasi espulso
per essere stato così perverso e ribelle. Era proprio quel tipo di scuola!
Rusholme Ruffians ha un testo ironico e
crudele come solo lui riesce a scrivere. (The last night of the fair/By the big wheel generator/A boy is stabbed/And
his money is grabbed/And the air hangs heavy like a dulling wine/She is famous/She
is funny/An engagement ring/Doesn't mean a thing/To a mind consumed by brass
(money)/And though I walk home alone/(I might walk home alone)).
Rusholme è una malfamata zona di Manchester vicino
all’Università, e forse proprio per questo si pronuncia Rush-home, ovvero corri a
casa.
Qualche
anno più tardi il cantante spiega le particolari atmosfere di quel posto: Ricordo che ero ad una fiera a Stretford
Road: era presto, le 5 del mattino, e me ne stavo vicino alla pista
dell’autoscontro. Qualcuno mi venne addosso e mi diede una testata. Era molto
più grande di me e anche più grosso. Rimasi stordito per almeno 5 minuti.
Quello che trovo assurdo è il modo in cui si accettavano queste cose. Era
proprio il tipo di cose che accadevano. Non credo che fosse perché io apparivo
diverso all’epoca. Non c’era mai bisogno di una ragione vera.
I Want The One I Can’t Have, prima
canzone al festival di Glastonbury del 2011, è l’insieme di incertezze e
insoddisfazioni della vita delle persone, di piccoli crimini, di disagi, e di
insignificanti desideri raggiunti
(A double bed/And a stalwart lover, for sure/These are the riches of the
poor/A double bed/And a stalwart lover, for sure/These are the riches of the
poor).
Dopo la
stravagante parentesi di What She Said
in cui una donna intellettuale sembra vedere il suicidio come l’azione più alta
del romanticismo, i toni tornano serissimi con l’unico singolo del disco That Joke Isn’t Funny Anymore in cui uno
dei due personaggi del dialogo ha paura di scherzare su temi piuttosto
drammatici (When you laugh about
people/Who feel so very lonely/Their only desire is to die/Well, I'm afraid/It
doesn't make me smile).
Il secondo lato si apre con Nowhere Fast, una vera e propria poesia
che lascia senza fiato per la sua verità, con un’ultima strofa
meravigliosamente cruda e reale (And when
I'm lying in my bed/I think about life and then I think about death/And neither
one particularly appeals to me/And if the day came when I felt a natural
emotion/I'd get such a shock I'd probably lie/In the middle of the street and
die/I'd lie down and die). Questa canzone nei versi iniziali contiene
un’oltraggiosa offesa alla Regina (I'd
like to drop my trousers to the Queen/Every sensible child will know what this
means).
Manca poco a
The Queen Is Dead e Morrissey ha le
idee chiarissime a riguardo: Per me c’è
qualcosa di drammaticamente orribile in una persona che riesce a portare un
vestito da 6.000 sterline quando nello stesso momento c’è gente che non può
permettersi di comprarsi da mangiare. Quando la regine mette quel vestito il
messaggio che sta mandando alla nazione è: io sono la maestà eccezionalmente
dotata e voi siete degli zotici piagnucoloni. La stessa idea che le persone si
interessino ai fatti relativi a questo vestito è un insulto enorme a tutta la
razza umana.
Well I Wonder fu pubblicata anche come
b-side del singolo How Soon Is Now, e
si incentra sulla disperazione, sulla solitudine di un amore appena accennato.
Il protagonista si domanda se il suo lui/lei possa mai accorgersi della sua
esistenza.
Barbarism Begins At Home, il solo canale di comunicazione aperto per
un sacco di genitori è la violenza, anche queste sono parole difficili da
fraintendere e giungiamo all’ultima canzone, che però è il baricentro reale di
questo disco, Meat Is Murder.
Tutto ruota
intorno a questo concetto.
E’ una dichiarazione diretta. Di tutti i
temi possibili esaminati, le persone sono ancora vagamente preoccupate circa il
trattamento degli animali. Sembrano ancora credere che la carne è una sostanza
particolare non collegata direttamente agli animali che girano in quel campo
laggiù. La gente non si rende conto di quanto orribilmente e spaventosamente
l’animale arriva al piatto.
Morrissey e
gli Smiths rendono pubbliche le proprie idee e lo fanno senza mezzi termini o
critiche velate. È tutto chiaro e dichiarato con molto stile e classe, ma i
concetti sono crudi invitano a ribellarsi ad una violenza fisica e psicologica,
gratuita e oligarchica, gestita da persone che non possono definirsi esseri umani.
BELLIGERENT GHOULS
Voto: 7/10
UK Album Chart: #1
The Smiths – Meat Is Murder (1985)
Side One
The Headmaster Ritual
Rusholme Ruffians
I Want The One I Can’t Have
What She Said
That Joke Isn’t Funny Anymore
Side Two
Nowhere Fast
Well I Wonder
Barbarism Begins At Home
Meat Is Murder
MORRISSEY voice
JOHNNY MARR guitars, piano
ANDY ROURKE the bass guitar
MIKE JOYCE the drums
Recorded at Amazon Studios, Liverpool and Ridge Farm, Surrey
Mixed at Island Studios, London
Winter 1984
Sleeve by Morrissey
Produced by The Smiths
Engineered by Stephen Street
Words by Morrissey
Music by Johnny Marr
Made in UK
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